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Recensione: ALBERTO LA NEVE – FRANCESCO MASCIO “I THALASSA MAS”.

di Giorgio Borrelli

Il sassofonista e compositore Alberto La Neve ed il chitarrista Francesco Mascio ci sorprendono con questo nuovo lavoro discografico.
Il taglio fortemente suggestivo ed evocativo rappresenta la firma inconfondibile degli autori che traghettano l’ascoltatore verso il mediterraneo, nei suoi odori e nei suoi segreti.
L’album è pubblicato dall’etichetta indipendente “Manitù Records” e registrato e mixato da Filippo Manni presso il “Nutone Lab Studio” in Roma.
L’album è composto da nove piccole gemme che danno voce a varie culture, colori, suoni mescolandosi e riemergendo con senso compiuto in questo progetto dalle note marcatamente etniche – ma non solo – mai delimitati gli orizzonti compositivi dei due sodali.
Il primo brano dell’album si intitola “Bent El Rhia” e si apre con la voce del sax di La Neve, successivamente accolto dalla chitarra classica e poi elettrica di Mascio. Sembra di intravedere un tramonto, rosso come le sabbie del deserto del Gobi, con atmosfere rarefatte e sognanti che lasciano intravedere il senso dell’intero lavoro.
Segue la track “I Thalassa Mas” brano che dà il titolo all’intero album. Tecnicamente emerge l’uso percussivo della chitarra da parte di Mascio sorretto inizialmente dal sax di La Neve. Anche qui ritroviamo atmosfere ricche di contaminazioni. L’uso del chorus da parte di Mascio mescolati a successvi “slap” sembrano voler emulare la voce di un hammond che viene egregiamente sostituito senza vuoti, senza alcun timore, bensì offrendo un linguaggio nuovo.

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ALBERTO LA NEVE – NIGHT WINDOWS

 

di Giorgio Borrelli

Sabato 1 giugno 2019 uscito ufficialmente l’album Night Windows, disponibile sia in copia fisica che su piattaforma digitale, e rappresenta il nuovo album del sassofonista e compositore Alberto La Neve.
L’autore si ispira all’artista statunitense Edward Hopper.

Questi utilizzò composizioni e tagli fotografici simili a quelli degli impressionisti che aveva visto dal vero a Parigi, ma di fatto il suo stile fu personalissimo e imitato a sua volta da cineasti e fotografi.
L’opera di Hopper era rivolta ad un forte realismo, sintesi della visione figurativa combinata con il sentimento struggente e poetico che egli percepiva nei suoi soggetti.

Ecco dunque spiegato il valore dicotomico che Alberto La Neve cristallizza in questo lavoro dal taglio fortemente suggestivo. Continua a leggere

Recensione _”Nobody Knows the Real Story” – il nuovo disco di AZAZA ÑAÑA

 

di Giorgio Borrelli

Fabrizio Fedele, chitarrista, compositore e arrangiatore partenopeo si rende nuovamente protagonista del panorama musicale campano e non solo con un nuovo progetto discografico, la “AZAZA ÑAÑA Band” in collaborazione con il chitarrista Gen Cotena e dal titolo: “Nobody Knows the Real Story”.

La AZAZA ÑAÑA Band con cui gli autori presentano ed eseguono le composizioni, suonano un Hipnotic jazz rock ed è prodotto, mixato e masterizzato da Fabrizio Fedele presso i Cellar Studio di Napoli.

Le composizioni, tutte originali, recano la firma di Fabrizio Fedele e Gen Cotena, ad eccezione della traccia n. 2 “Cloudsweepers”, scritta da Fabrizio Fedele e della traccia 7 “Start up #2”, scritta a sei mani da Fedele, Gen Cotena e dal bassista Federico Morra.

Il progetto è un lavoro complesso e corale non finalizzato all’espresione di un virtuosismo fine a se stesso ma al servizio delle immagini con cui ritaglia paesaggi talvolta onirici. Continua a leggere

Recensione: Nicola Mingo allo Spazio ZTL di Napoli – Un viaggio tra le “blue” note

di Giorgio Borrelli

Il 25 maggio scorso a Napoli, presso la Z.T.L. Live (Zurzolo Teatro Live di Marco Zurzolo) si è tenuto il concerto del chitarrista e compositore partenopeo Nicola Mingo.
Il musicista ha presentato il suo ultimo lavoro discografico, frutto di una ulteriore maturazione della sua prolifica produzione musicale ed intitolato “Blues Travel” (AlphaMusic).
Blues Travel è un viaggio musicale nel blue note sound, tipico del jazz anni Sessanta, la cui atmosfera è egregiamente riproposta da Mingo con sonorità spesso ottenute in registrazioni storiche che venivano effettuate “live” dalla famosa etichetta discografica Blue Note.

Il minimo comune denominatore è ovviamente il blues che viene sviscerato, analizzato e proposto nella sua chiave più prettamente strutturale.
Il lavoro alterna brani “storici” e composizioni originali, come Wes Blues, New Step, Song for you, la title track Blues Travel ed il brano To Pinot, dedicato a Pino Daniele.
Le influenze di Wes Montgomery son ben evidenti in Nicola Mingo, tuttavia, egli riesce a dare un tocco personale alle proprie composizioni ed alle rivisitazioni dei classici senza esserne preda e, dunque, mai ripetitivo o scontato.
Il chitarrista è stato supportato da valenti musicisti.

 

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Recensione: “La Sindrome di Wanderlust” ” il nuovo disco dei Gatos do Mar

di Giorgio Borrelli

Il secondo lavoro discografico dei Gatos do mar è ispirato alla Sindrome di Wanderlust, ossia la Sindrome del viaggiatore.
L’album, prodotto da Antonio Fresa e dagli stessi “Gatos do mar“ con RadiciMusic Records, la distribuzione fisica e digitale a cura di Goodfellas, rispetto alla precedente esperienza del gruppo, conduce l’ascoltatore verso il luogo ideale in cui naufragare e che i gatos do mar individuano nella onirica Mashalaima.
Il lavoro è composto da dieci canzoni, che segnano il viaggio del trio fino all’approdo sull’isola ideale.

I Gatos do mar sono così composti: alla voce c’è la talentuosa Annalisa Madonna, all’arpa Gianluca Rovinello ed alle percussioni Pasquale Benincasa.
Tema duque il viaggio, il mare, l’amore per le sonorità brasiliane e la successiva contaminazione etnica rendono i gatos do mar una della formazioni più prometteti dell’attuale panorama italiano.
La prima traccia del disco è “Catania”. Brano cantato in dialetto catanese ripreso dal primo disco del trio “La Zattera”, ma con un nuovo adattamento sonoro generato dall’utilizzo dall’Hand Pan, particolare strumento a percussione di origine svizzera che restituisce un sapore onirico ma tuttavia nostalgico. Continua a leggere

Recensione: Quartieri jazz – Le quattro giornate di Napoli

di Giorgio Borrelli

Lo scorso 4 maggio, nella suggestiva cornice dell’agriturismo “Il Gruccione” di Pozzuoli, si è tenuto il concerto dei Quartieri Jazz capitanati dal chitarrista e compositore partenopeo Mario Romano.
Quartieri Jazz nasce da un’idea di Mario Romano con l’intento di coniugare la tradizione musicale napoletana con lo stile libero e senza regole del gipsy jazz.
La serata si è svolta con la degustazione delle specialità della tenuta “Il Guccione” e l’assaggio di vini di loro produzione.
Una formula vincente quella dei Quartieri Jazz che diffondono un messaggio volto alla valorizzazione delle tradizioni campane, non solo nell’ambito musicale.
La performance è stata eseguita, oltre che da Mario Romano alla chitarra, dal valente musicista Ciro Imparato al basso elettrico e dal simpaticissimo e altrettanto valido strumentista Alberto Santaniello alla chitarra ritmica.
Il trio ha sviscerato tutta l’anima napoletana che culla dentro di se, come valore inestimabile da tramandare pur tuttavia strizzando l’occhio alla contaminazione del genere manouche.
Il chitarrista Mario Romano attraverso la sua musica ha più volte espresso il desiderio di unire la città e le sue varie pieghe ed ha traghettato tutti i presenti verso un’idea, nobile, di unica entità. Infatti, il progetto “le quattro giornate di Napoli” trae ispirazione dall’incredibile momento storico del settembre del ’43 e dal sentimento di unione e ribellione che unì i napooletani contro un unico e comune nemico. Continua a leggere

All my tomorrows – Il nuovo album di Ileana Mottola

di Giorgio Borrelli

“All my tomorrows” (Alfa Music) è il nuovo lavoro discografico dell’artista salernitana Ileana Mottola, accompagnata in quest’avventura da quattro fantastici musicisti: Fabrizio Bosso (tromba), J.O. Mazzariello (Piano), Antonio De Luise (c/Basso), Amedeo Ariano ( batteria).
Si tratta di un lavoro estremamente raffinato, sia per suono che per scelte armoniche applicate ai brani che, pur rievocando temi del passato, giugnono all’ascoltatore in maniera moderna.
La voce vellutata di Mottola conduce in paesaggi talvolta “onirici” mentre le incursioni strumentali e mai invasive della tromba di Fabrizio Bosso conferiscono unicità alla trama dei brani, al pari degli altri valenti musicisti che contribuiscono alla realizzazione di piccoli gioielli.
Viene esaltata la vocazione jazzistica dell’ensamble, emerge senza dubbio un’ossatura solida che conferisce al progetto un potente impatto sonoro.
I brani, mai limitati nella loro nativa struttura armonica, sono interpretati con originale maestria e gusto, mai ridondanti e fini a se stessi.
Ileana Mottola – per nostra fortuna – centro l’obiettivo ancora una volta.

Nell’album mancano due tracce per problemi editoriali. Si tratta di due brani di Joe Zawinul ai quali Ileana Mottola ha scritto i testi: “Scotch and water” e “Midnight Mood”. Il figlio dello stesso Zawinul  ha dato autorizzazione alla pubblicazione e saranno pubblicate quindi, appena possibile, in digitale.

In definitiva, e’ un Album da possedere assolutamente.

MAGIP, l’intervista al compositore Gilberto Mazzotti

di Giorgio Borrelli

Magip è un lavoro composto da otto brani. Si naviga nello spazio e nel tempo, il tutto risulta godibile e fresco. Ci parli del processo creativo che ha portato alla luce le otto tracce dell’album?
– Il processo creativo è nato con l’incisione del primo album “IN THE BLOOM“ del 2016, dove Sandro Scala (sax) mi propose di suonare le mie composizioni e mi fece conoscere Piero Simoncini (basso) e successivamente Michele Iaia (batteria). Cominciando a provare nacque spontaneamente il desiderio di registrare per creare un album e così è nato “MAGIP“ che rappresenta la seconda puntata in cui sono stati utilizzati brani di vecchia scrittura unitamente ai nuovi arrangiamenti e composizioni nate sull’onda delle emozioni dell’ultima esperienza.

La formazione risulta essere costituita da: Alessandro Scala (sax soprano e sax tenore), Piero Simoncini (contrabbasso), Michele Iaia (batteria) e dallo special guest Simone Zanchini (fisarmonica).Come è avvenuta la scelta dei musicisti che ti accompagnano in questo viaggio?
– Come dicevo prima, Piero e Michele sono stati presentati da Alessandro, mentre Simone Zanchini è stato scelto inizialmente perché la fisarmonica poteva essere uno strumento da associare alla sonorità di alcuni brani, ma poi Simone con la sua straordinaria natura musicale è riuscito a oltrepassare lo strumento aggiungendo carattere e colori veramente inaspettati.

Cosa ne pensa Gilberto Mazzotti dell’attuale panorama jazz italiano?
– Non vorrei spingermi in valutazioni musicali ma vorrei esprimere un forte desiderio perché il JAZZ, come fonte di cultura multietnica, venga molto più valorizzato per far crescere veramente la pura globalizzazione dove le varie culture si mixano e non si arroccano nelle proprie usanze e tradizioni, creando così un vero pianeta dove l’uomo è uguale in ogni luogo. La musica JAZZ ha questa missione.

Quando componi fissi le idee prima sul tuo fidato piano, oppure utilizzi anche altri strumenti?
– Per ora ho sempre utilizzato il piano come strumento. Per me rappresenta la piattaforma più completa da cui posso fissare le melodie e le armonie contemporaneamente, quindi non penso di allontanarmi da “lui”.

Dai tuoi brani trapelano in maniera lapalissiana i sapori, le immagini ed i profumi dei luoghi da te visitati. Definiresti il tuo modo di comporre “cinematografico”?
– In alcuni brani è come tu dici, cioè sono ispirati da esperienze di vita vissuta, altri invece sono pura emozione generate dalla fantasia. Qui le sensazioni sono trasformate in suono e nascono spontaneamente dall’interno.

Nella realizzazione di un brano parti da un concetto armonico o melodico? Ti capita di canticchiare il tema di un brano prima di tradurlo polifonicamente in più voci?
– Per la realizzazione di un brano a volte parto con una traccia melodica, altre volte da una base ritmica, oppure, anche con un giro di basso. Non è una cosa statica, poi le armonie le aggiungo successivamente. Mi capita, a volte, di partire canticchiando un tema per poi estenderlo giungendo alla chiusura di un discorso, poi aggiungendone un altro e così via arrivando fino ad una struttura base per poter così iniziare il primo arrangiamento. Successivamente lo propongo ai ragazzi ed insieme, durante le prove, costruiamo definitivamente il brano stravolgendone, talvolta, la prima bozza. In questa fase chiudiamo il cerchio fissando la struttura del brano che possiamo suonare ripetutamente al fine di assimilarlo per avare poi la padronanza delle espressioni personali.

Progetti futuri?
– A breve abbiamo in prospettiva diversi concerti dal vivo per poter vivere e trasmettere al pubblico i sentimenti in maniera istantanea che solo con un live riesci a manifestare. In seconda battuta, la preparazione del prossimo disco.

Grazie ancora dell’occasione per poter esprimere il mio pensiero.
Grazie a te per la cortese disponibilità da parte mia e della redazione tutta di Around Music & Eventi.

Giorgio Borrelli.

Magip – il nuovo capitolo discografico firmato GB Project firmato Gilberto Mazzotti

Di Giorgio Borrelli

Magip rappresenta il nuovo capitolo discografico a firma di Gilberto Mazzotti, pianista eclettico e viscerale.
La formazione risulta essere costituita da: Alessandro Scala (sax soprano e sax tenore), Gilberto Mazzotti (pianoforte e piano elettrico), Piero Simoncini (contrabbasso), Michele Iaia (batteria) e dallo special guest Simone Zanchini (fisarmonica).
Magip è un album composto essenzialemente da otto brani tutti scaturiti dalla vena creativa di Gilberto Mazzotti.
Emerge in maniera lapalissiana il viaggio intrapreso nel lavoro discografico. Si naviga nello spazio e nel tempo. Il tutto risulta godibile e fresco poichè pur solcando il modern jazz il lavoro è arricchito da forti influenze derivanti dal contemporary jazz.
Estremamente comunicativo, Magip è declinabile in svariate trame.
Mazzotti articoli voci e linguaggi che dai colori di una danza appena sussurrata, scivola in ritmi caraibici e nelle tonalità tipiche del tango, al punto tale da innalzarsi verso una lirica poetica e superba.
E’ chiara l’intenzione dell’autore di intrattenere l’ascoltatore con un’unica voce narrante, gli strumentisti, validi alfieri di questo progetto, riescono a descrivere luoghi e paesaggi diversi tra loro senza mai confondersi e sorreggono, poderosi, le idee del pianista.
L’album è edito dall’etichetta Alfa Projects e merita d’essere acquistato e, soprattutto, ascoltato in religioso silenzio.

Giorgio Borrelli.

“24 Live in studio” – l’album d’esordio di Sebastiano Esposito – registrato interamente in presa diretta

Di Giorgio Borrelli

“Non conosco il motivo che spinge un musicista a diventare tale, il mio è stato quello di vivere per sempre in ogni nota”.
Sebastiano Esposito, giovane chitarrista e compositore partenopeo esprime così il suo personale viaggio nel mondo musicale con cui documenta la sua scelta di vita e le sue emozioni.
“24 – live in studio” è un album autoprodotto, masterizzato da Giovanni Versari de la “La Maestà Mastering Studio”, mixato presso gli “Starlight Studios” da Renato De Carlo e Giuseppe Polito, nonchè registrato presso “The Vessel Recording Studios” da Stefano Soggiomo e Nicola Tranquillo ed infine nei locali del “Black Eight Studios” di Ciro Galante e Nico Esposito.
Il giovanissimo chitarrista è accompagnato da altrettanti valenti musicisti. Ritroviamo alla batteria Elio Severino mentre Giovanni Macchiaverna sostiene la sezione ritmica col suo basso.
Sebastiano ci introduce in paesaggi musicali raccontando con la sua voce storie di vita, di amicizia, d’amore e di tristezza, di passione e di sconforto entrando nel cuore dell’ascoltatore con il suo tocco poetico e aggressivo allo stesso tempo ma sempre sincero, diretto, lineare. Continua a leggere

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