Fuocoammare: la necessità di raccontare la realtà
Trama: Gianfranco Rosi racconta Lampedusa attraverso la storia di Samuele, un ragazzino che va a scuola, ama tirare sassi con la fionda che si è costruito e andare a caccia di uccelli. Preferisce giocare sulla terraferma anche se tutto, attorno a lui, parla di mare e di quelle migliaia di donne, uomini e bambini che quel mare, negli ultimi vent’anni, hanno cercato di attraversarlo alla ricerca di una vita degna di questo nome trovandovi spesso, troppo spesso, la morte.
Un documentario di assoluta necessità prima di tutto a livello culturale.
Interessante l’idea dei due livelli che vanno di pari passo, il primo con la storia di Samuele e dei suoi parenti e amici, uno spaccato di vita quotidiana nell’isola; il secondo con le storie reali, drammatiche, strazianti (raccontate però con uno stile asciutto) di chi cerca di trovare, oltre quel mare, quello che nel proprio paese non ha più.
Impossibile dimenticare la testimonianza del medico, l’unico dell’isola.
Assolutamente da vedere per non girare più, come ormai siamo abituati a fare, la testa dall’altra parte.