Recensione: Carmen Souza ospite del Roma Jazz Fest edizione 2019

di Annamaria De Crescenzo
Foto di Mario Catuogno by SpectraFoto(http://www.spectrafoto.com)

A distanza da quasi un mese dall’inizio del Roma Jazz Festival, durante il quale si sono esibiti sul palco dell’Auditorium Parco della Musica, della Casa del Jazz e del Monk di Roma artisti di livello internazionale, venerdì 28 novembre si apre il week end conclusivo del Festival con il concerto di Carmen Souza.

Nata a Lisbona in una famiglia cristiana di Capo Verde, Carmen Souza è cresciuta in un ambiente linguistico misto di creolo, il dialetto di Capo Verde, che i suoi genitori parlavano a casa e il portoghese, sempre circondata dallo stile di vita di Capo Verde.

Theo Pascal, il suo produttore e mentore, uno dei migliori bassisti del Portogallo, scoprì il suo talento e introdusse Carmen al jazz e ad altre sonorità contemporanee che hanno influenzato notevolmente il suo sviluppo musicale.

Carmen Souza è andata in tournée in tutto il mondo dal 2005 e ha suonato in festival come The North Sea Jazz Festival, Leverkusener Jazztage, San Francisco Jazz Festival e molti altri conquistando un posto speciale e unico nella cultura musicale capoverdiana. Nel 2013 ha vinto il titolo di Migliore cantante femminile e Migliore Musica con l’album Kachupada ai “Grammys” del Capo Verde – Cabo Verde Music Awards 2013.

Indubbiamente, è una vera forza musicale mondiale e una delle cantanti jazz più richieste in Europa anche se la sua musica è decisamente oltre il jazz stesso orientato verso una musica che abbraccia vari stili musicali.

“The Silver Messengers”, il nono e ultimo CD pubblicato il 25 ottobre, è un vero e proprio omaggio alla vita e alla musica di Horace Silver, il pianista e compositore statunitense celebre per il suo stile giocoso e colorato di influenze funky e per i suoi contributi allo stile hard bop

Registrato tra Londra e Lisbona, Carmen Souza e Theo Pascal hanno rielaborato 6 brani di Silver, aggiungendo alcuni nuovi testi creoli.

“Onorare la musica e il compositore, il gusto, l’innovazione e fare luce sul suo lavoro in modo che la sua musica continui a toccare altre persone che non sono mai venute in contatto con essa … Le canzoni che abbiamo fatto erano basate questa visione, e la nostra realtà, la nostra musica è piena di influenza lusofona e abbiamo portato la musica di Horace Silver in questo ambiente … “.

Carmen Souza canta nel suo dialetto creolo nativo con un’intimità, una sensualità e una vivacità, caratterizzate da un’enorme leggerezza di tocco. Nella sua musica fonde sonorità afro-caraibiche e creole, saudade e jazz in un modo originale e unico. La sua voce è impressionante, forte ma flessibile, capace di passare con estrema facilità dai toni intimistici a quelli più sensuali e vivaci.

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Accompagnata dai poetici suoni del basso e contrabbasso dello straordinario Theo Pascal , dalle percussioni di Elias Kacomanolis, e dalle note del pianoforte di Ben Burrell, la serata è stata un vero e proprio miscuglio di stili musicali, dalla salsa al soul, dal blues al funk, presentando al numerosissimo pubblico presente in Sala Borgna dell’Auditorium parte dei brani dell’ultimo cd insieme a brani jazz come “My Baby Just cares for me” e “Seven Days” in una splendida interpretazione voce e basso, concludendo il concerto con una scatenata versione di “Afrika” che ha visto tutto il pubblico in piedi a ballare sulle note dell’artista capoverdiana e che ha sancito ancora una volta il messaggio che la musica ha il potere di superare qualsiasi barriera e qualsiasi confine, in pieno rispetto del tema centrale di questa riuscitissima edizione di Roma Jazz Fest “No Borders”.

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