Umbria Jazz Edizione 2019 : edizione record conclusasi con Christian McBride e Ms. Lauryn Hill
Di Annamaria De Crescenzo Foto: Catuogno Mario by SpectraFoto http://www.spectrafoto.com
Dopo otto giorni di Festival a seguire, su e giù per le varie location della Città i vari concerti, la stanchezza inizia a farsi un po’ sentire. Ma sappiamo che gli ultimi giorni sono pieni di Artisti importanti e con progetti davvero innovativi e allora, via a seguire tutti gli eventi del week end.
Iniziamo sabato 20 luglio con il concerto previsto sempre alle 12 alla Galleria Nazionale dell’Umbria del duo Daniele Di Bonaventura e Giovanni Ceccarelli special guest Jaques Morelenbaum con il progetto “Eu Te Amo” dedicato alla musica di Tom Jobim. “Eu te Amo” è il titolo di una bellissima canzone appunto di Tom Jobim su un testo di Chico Buarque e ha ispirato il duo bandoneon /pianoforte Di Bonaventura e Ceccarelli che hanno dato origine ad un disco dalle sonorità affascinanti e coinvolgenti che solo la musica brasiliana sa esprimere. Non potevano scegliere un partner migliore per questa musica di Morelenbaum, autentica star della musica brasiliana visto che è uno dei musicisti più famosi e stimati a livello mondiale. Un disco da acquistare e dal quale farsi conquistare senza alcun dubbio.
Nel pomeriggio altri due concerti spettacolari: il primo molto originale di Mauro Ottolini “Sea Shell musica per conchiglie” dove appunto sono state protagoniste le conchiglie di ogni forma e dimensione e che rappresenta un atto di amore verso il mondo marino e allo stesso tempo una denuncia dei problemi che lo mettono in pericolo come l’inquinamento. Musica per Conchiglie è quindi un’opera realizzata senza usare strumenti musicali convenzionali, ma utilizzando suoni ottenuti esclusivamente da conchiglie provenienti dai mari di tutto il mondo. Sea Shell mescola i suoni naturali del mare, del vento, delle cicale, delle pietre sonanti di Pinuccio Sciola, le lattine abbandonate sulla spiaggia, i giocattoli sonori, gli strumenti aborigeni e quelli artigianali sardi in armonia perfetta con le percussioni, con le voci delle balene o con il rumore dei detriti marini calpestati La band è un sestetto: Mauro Ottolini – conchiglie, trombone, strumenti fatti con le zucche; Antonio Njgen Coatti – conchiglie; Vincenzo Vasi – flauto a naso, theremin, giocattoli sonori, lattine bicchieri materiale plastico e rifiuti sonori; Giulio Corini – contrabbasso; Maurilio Balzanelli e Simone Padovani – percussioni.
Il secondo concerto, in scena al Teatro Morlacchi è quello di un Trio formidabile composto da autentici maestri come Peter Erskine ai tamburi, Eddie Gomez al contrabbasso e Dado Moroni al pianoforte per suonare jazz allo stato puro. La carriera dei due maestre americani è formidabile, vantando collaborazioni strepitose basta ricordarne una su tutte che Erskine è stato il batterista dei Weather Report e Gomez il contrabbassista del trio di Bill Evans. Dado Moroni, pianista eccezionale ha collaborato tra i più grandi jazzisti del mondo come Ron Carter, Chet Baker, Dizzy Gillespie, Kenny Barron solo per citarne alcuni oltre a partecipare ad un disco formidabile che Ray Brown ha dedicato a cinque pianisti del mondo contemporaneo del jazz e uno di questi cinque, unico non americano, era appunto Dado Moroni. Anche lui è stato protagonista di una delle jam session serali più apprezzate nel corso dell’intero Festival.
La serata all’Arena Santa Giuliana è dedicata alla musica strepitosa di Thom Yorke.
Cantautore, polistrumentista, compositore britannico e storico frontman dei Radiohead, è uno dei cantanti più importanti e influenti del nuovo millennio, inserito nella lista dei 100 migliori cantanti di sempre secondo Rolling Stone. Durante il concerto, anticipato dalla performance di Andrea Belfi, ha eseguito brani dalle sue opere da solista The Eraser, Tomorrow’s Modern Boxes e Amok di Atoms For Peace con il produttore/collaboratore di lunga data Nigel Godrich e il visual artist Tarik Barri.
Con lui Umbria Jazz si apre al mondo del pop/elettronico, suscitando alcune perplessità e critiche nel mondo dei puristi jazz che vorrebbero sui palcoscenici perugini solo artisti che fanno parte rigorosamente di quel mondo ma che d’altro lato dimostrano che anche Umbria Jazz sta cambiando, non solo per seguire mere logiche di business ma soprattutto per aprirsi a mondi musicali diversi ma che fanno parte delle grandi emozioni che solo la musica sa dare.
D’altronde al jazz si torna subito dopo in quanto al Teatro Morlacchi si celebrano gli 80 anni di uno dei miti del jazz italiano: Enrico Rava che torna ad Umbria Jazz anche quest’anno ma con un progetto speciale, appunto di celebrazione della sua musica che in tantissimi anni di carriera è sempre amatissima e coinvolgente. Per tale progetto si è attorniato da splendidi musicisti, talenti da lui stesso “scoperti” o valorizzati come Francesco Bearzatti, Giovanni Guidi, Francesco Diodati, Gabriele Evangelista, Enrico Morello. Il concerto è la giusta occasione per dare onore e merito ad una delle voci del jazz italiano più famose nel mondo dando voce a tutte le fasi che ha attraversato la sua musica, dal free jazz dei primi anni, la scoperta della lirica in chiave jazz, l’incontro con l’avanguardia europea, le collaborazioni con alcuni dei più importanti artisti della scena jazz mondiale. Insomma oggi più che mai Enrico Rava è la storia del jazz italiano.
Arriva l’ultimo giorno del Festival. Durante la conferenza stampa della domenica mattina, gli organizzatori iniziano a dare i risultati della rassegna che si è dimostrata record in termini di presenze in città durante il periodo del Festival, con tutto esaurito in tutte le strutture ricettive della città, oltre 40 000 paganti con un incasso che ha superato 1 milione e 600 mila euro, con aumento del 20% sul numero di biglietti venduti.
La domenica alla Galleria Nazionale dell’Umbria è dedicata all’estro creativo di John Patitucci prima in “Soul of the bass” da solo con il suo contrabbasso, poi nel primo pomeriggio, ha trasformato tale progetto in un vero e proprio incontro della sua musica con quella di altri due miti del jazz italiano come Danilo Rea al piano e Roberto Gatto alla batteria. Il risultato di tale incontro è strepitoso. Ancora una volta Patitucci ha dimostrato di essere uno dei più grandi ed eclettici contrabbassista dei nostri tempi. Jazz ortodosso e fusion, composizione classica e musica per film: non c’è genere musicale che John Patitucci non abbia frequentato riversandovi una sapienza strumentale che lascia ammirati. Inoltre le sue origini calabresi e quindi italiani, lo rendono molto vicino al carattere italiano ed è riuscito a stupire tutti non solo per la sua musica straordinaria ma anche per una particolare simpatia e un particolare amore che ha dimostrato di avere per l’Italia, al punto tale da dedicare ad essa dei brani di una bellezza che lascia senza fiato.
Di tutto altro genere l’ultimo concerto in scena al Teatro Morlacchi per la rassegna di quest’anno con il progetto presentato da Mauro Ottolini e Fabrizio Bosso “Storyvlle Story” con Vanessa Tagliabue Yorke (voce), Paolo Birro, Glauco Benedetti, Paolo Mappa con il quale i due istrionici musicisti hanno coinvolto il pubblico nelle meravigliose atmosfere musicali di New Orleans. Storyville era il quartiere più “hot” di New Orleans, in cui si concentravano locali notturni, caffè, bische e bordelli. Il jazz dei grandi trombettisti o dei pianisti stride era la sua colonna sonora. un Ad un certo punto la storia di tale musica finì perché Storyville fu chiusa e completamente ristrutturata, ed anche il jazz, ed i suoi musicisti, emigrarono verso le città del nord. La leggenda, però, continua, e questo spettacolo, attraverso quei brani trascritti e arrangiati da Ottolini, si ripropone di farla rivivere. E visto il successo del concerto, dobbiamo dire che sia Mauro Ottolini che Fabrizio Bosso che la splendida voce di Vanessa sono riusciti nel loro intento perfettamente.
L’edizione 2019 sta per giungere alla fine. Gli ultimi due concerti dell’edizione estiva previsti all’Arena Santa Giuliana sono quelli di altri due miti della musica: Christian McBride e Ms. Lauryn Hill.
Christian McBride ha letteralmente sconvolto il pubblico presente in Arena che si aspettavano un McBride elegante e compassato con il suo inseparabile contrabbasso in un progetto di jazz puro ed invece (in primis io stessa) si sono ritrovati con un McBride completamente diverso, sia a livello di immagine (jeans, maglietta nera, collana d’oro, cappellino da baseball e occhiali da sole scuri), che a livello di musica.
Il progetto Christian McBride Situation, nasce infatti dal fatto che l’Artista, al Festival di Monterey, dovette registrare all’ultimo momento il forfait di alcuni musicisti della sua band. Invece di annullare la data, si guardò intorno e con altri artisti suoi amici, presenti al festival, formò una nuova band di cui facevano parte cantanti e dj. Progetto che si rileva, almeno dal palco di Umbria Jazz un’idea strepitosa, visto i lunghissimi applausi che il pubblico gli riserva ad ogni brano presentato questo perché è un leader eclettico capace di guidare gruppi minimali come il trio o formazioni più complicate come la big band, a suo completo agio nel jazz acustico straight ahead come nelle formule più sperimentali.
Chris McBride non è solo un contrabbassista e bassista di inarrivabile virtuosismo ma anche una delle personalità più stimate e influenti della musica americana. Ancora più dei cinque Grammy vinti, ad oggi, impressiona il fatto che, a 47 anni, abbia partecipato alla registrazione di più di 300 dischi di ogni genere. Tra i tanti, ha collaborato con jazzisti come Freddie Hubbard, Sonny Rollins, J.J. Johnson, Milt Jackson, McCoy Tyner, Roy Haynes, Chick Corea, Herbie Hancock, Pat Metheny, o di star del soul come James Brown, Chaka Khan, Isaac Hayes, Natalie Cole, ed anche di popstar come Sting, Paul McCartney, Carly Simon. Potete però trovare il basso di Christian McBride anche nell’ hip-hop/neo-soul di The Roots, D’Angelo, Queen Latifah e perfino a sostegno di cantanti di estrazione classica come Kathleen Battle. Con questo progetto ha entusiasmato il pubblico di Umbria Jazz con ritmi jazz/blues misti a funky/blues inaspettati per un genio del jazz come lui ma che hanno conquistato letteralmente tutti fino a farli scatenare sotto palco con il loro mito di sempre.
E l’energia del pubblico non si è placata anzi è arrivata alle stelle con l’ultima star in programma per l’Edizione 2019 di Umbria Jazz: Ms. Lauryn Hill.
In pieno rispetto della tradizione che ormai la contraddistingue e che la vedono arrivare sui palchi dei vari festival e rassegne musicali che la invitano con ore di ritardo, si è fatta attendere a lungo anche qui a Perugia, con un’ora e mezza di ritardo, sostituita dalla performance della dj Reborn.
È una star e come tale si fa attendere mentre il pubblico ormai tutto in piedi sottopalco, la reclama a gran voce, per poi esplodere in un gran boato di felicità al suo arrivo in scena con un lunghissimo abito a tunica bianco che mette in risalto la sua bellezza mozzafiato.
Autentica regina del R&B, si conquistò il suo posto nel mondo della musica come unica componente femminile del trio The Fugees che negli anni novanta fu campione di vendite di dischi, secondo solo a Micheal Jackson. Dopo il loro scioglimento, Lauryn comincio la sua carriera di solista pubblicando il suo primo album “The Miseducation of Lauryn Hill” che la portò a raggiungere cinque Grammy Awards e che ancora oggi a distanza di oltre venti anni, è considerato come uno dei primi e migliori esempi del nu soul.
Richiamando spesso nei testi rappati delle canzoni la città di “Perugia”, riesce pian piano a riconquistarsi gli applausi del Santa Giuliana, fino alle interpretazioni di “Can’t take mi eyes off you”, “To Zion” e “The miseducation of Lauryn Hill”. Non convince la sua versione di “Killing me softly’ ben lontana dalla magia della versione originale di Roberta Flack ma alla fine, si fa perdonare, scendendo in mezzo al pubblico per un bagno di folla quasi riparatore.
L’edizione 2019 si conclude qui. Non ci resta che dare appuntamento ai nostri lettori alla prossima edizione di luglio 2020 aspettando in questi mesi le anticipazioni di un programma che, ne siamo certi, sarà pieno di sorprese.