Serena Autieri in “Rosso Napoletano – quattro giornate dell’Amore”

Di Annamaria De Crescenzo

“Napoli è il miracolo dell’Amore!” È una delle battute di Carmela, il personaggio interpretato da Serena Autieri in “Rosso Napoletano – quattro giornate dell’Amore” che ha debuttato venerdì 8 dicembre al Teatro Augusteo e che sarà in scena durante tutta la settimana fino al 17 dicembre. Ma Napoli non è solo un miracolo per l’Amore, ma per quello che ha saputo suscitare nell’animo del regista Vincenzo Incenzo che ha creato uno spettacolo incentrato sul riscatto della città e dei Napoletani in un momento storico importantissimo, alla fine della seconda guerra mondiale, i cosiddetti giorni della rivolta contro l’oppressione tedesca, denominati le “Quattro giornate di Napoli” che videro tutto il popolo, giovani, vecchi, bambini a combattere per la propria libertà. Nelle intenzioni del regista, come dichiarato anche in conferenza stampa, è la rinascita del cosiddetto “Teatro Civile” cioè di quel Teatro capace di sottolineare i sentimenti nobili del genere umano, anche in situazioni difficili, come può essere appunto la guerra, e la volontà di suscitare una sorta di “orgoglio nazionale” che possa diventare una sorta di “riscatto” per tutti coloro che hanno desiderio di impegnarsi per la propria città e per la propria Nazione.

Non a caso, è stato lanciato e confermato dallo stesso produttore dello spettacolo Enrico Griselli della Engage Produzioni (al quarto successo con lo stesso Vincenzo Incenzo e Serena Autieri dopo “Vacanze Romane”, “La Sciantosa”, e ” Lady D.”) il progetto di creare uno spettacolo “residente”, cioè uno spettacolo stabile tutto l’anno, che sia attrattiva turistica come già accade per Parigi con il “Moulin Rouge”, o Londra con i locali della East End, o Broadway per New York, in un Teatro storico di Napoli, che dovrebbe essere, secondo i desideri della Engage, probabilmente il Teatro Politeama.

“Rosso Napoletano” narra della storia di Carmela, pizzaiola napoletana, ragazza madre, cerca di crescere sua figlia di pochi mesi, tra grandi sacrifici e rinunce, alla fine della seconda guerra mondiale, con l’aiuto di sua madre Rosa, interpretata dalla bravissima Maria del Monte e sostenuta da un’altra figura che fa parte del suo quotidiano e che nel finale se ne scoprirà il motivo, che è il “professore” interpretato da Benedetto Casillo, altro grande attore del teatro storico napoletano e che si mostrerà, nel corso dello spettacolo, elemento chiave per la storia stessa, sia nei panni di colui che cerca di “educare” i ragazzi del quartiere sviluppandone la conoscenza e il sapere, e sia nei panni del “capo” per avviare quella che poi sarà una vera e propria rivolta popolare che si svilupperà di quartiere in quartiere per l’intera città, per liberarsi del dominio tedesco.

Ma non c’è solo la storia civile ma anche una storia d’amore tra Carmela e Raphael, soldato tedesco (interpretato da Antonio Melissa) da che non potranno viversi e nel finale si scoprirà perché, e l’allegria e la gioia di Andrea (interpretato da Bruno Cuomo, splendida voce) e il suo compagno marinaio e un gruppo di giovanissimi cantanti, attori/attrici, ballerini/ballerine, selezionati dopo tre giorni di audizioni allo stesso Teatro Augusteo tra più di 1500 candidati e che interpretano, ballando e cantando, insieme alla stessa Autieri le canzoni della Tradizione napoletana riarrangiate in chiave moderna dal Direttore Musicale Enzo Campagnoli e coreografate dallo straordinario stile di Bill Goldson.

L’altra grande forza dello spettacolo, oltre ai costumi di scena, abiti originali ideati da Concetta Iannelli e la scenografia di Roberto Crea che ha riprodotto, sul palco del Teatro Augusteo, l’atmosfera di un vero quartiere popolare napoletano, sono infatti le musiche scritte da Campagnoli, spinto dal desiderio di attualizzare musiche che fanno parte della storia della canzone napoletana come “Chiove”, “E spingule francese”, “‘A tazza ‘e caffè ” e ” ‘A Rumba de scugnizzi” , “Michelemmà” (accompagnate da danze scatenate), “Core ngrato” ( dove la voce di Bruno Cuomo non ha nulla da invidiare a quella di Bruno Venturini) per arrivare ad una”Tu ca nun chiagne” interpretata dalla voce strepitosa di Serena Autieri che, molto emozionata, ha dato il giusto tributo non solo ad una delle canzoni più belle del repertorio napoletano ma anche alla versione di Campagnoli, arricchita dal suono insolito quanto struggente dei violini che ne fanno quasi una canzone da romanza.

Serena Autieri dà prova di quanto sia sempre più brava sia a livello di canto, che di recitazione e danza, dimostrando di essere un’Artista davvero completa. Molto spettacolare il finale: un velocissimo cambio d’abito (coperta dalle donne del popolo) per indossare un abito/tunica nei colori della bandiera italiana (omaggio all’ indimenticabile Anna Magnani) cantando un’applauditissima “O’surdat nnamurat” per enfatizzare e festeggiare la libertà riconquistata.

Il consenso allo spettacolo non è stato unanime, l’integrazione tra tradizione e modernità diventa un discorso ostico per chi è legato alla tradizione in maniera radicale, ma in realtà è un modo efficace quanto moderno di rappresentare una delle pagine della storia spesso sconosciuta anche agli stessi napoletani e che merita di essere “raccontata” con un linguaggio indirizzato anche ad un pubblico fatto di giovani e giovanissimi, che, speriamo, accolgano l’invito di assistere a tale spettacolo, in scena fino al 17 dicembre al Teatro Augusteo, da non perdere.

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