Recensione: Umbria Jazz 2022 un’edizione da record

Di Annamaria De Crescenzo
Foto di Max Radicchi (https://www.massimoradicchi.it/)
Foto di SpectraFoto (http://www.spectrafoto.com)
Il jazz di altissimo livello arriva a Perugia. Il programma degli ultimi quattro giorni di Umbria Jazz presenta un cartellone di importantissimi nomi del jazz a livello mondiale e che spesso riusciamo ad ascoltare, come stampa specializzata ma anche come estimatori del jazz, solo in questo splendido ed organizzatissimo Festival.
Come abbiamo detto tanti sono gli appuntamenti che accompagnano tutta la giornata a Perugia, ma spesso il caldo di questi giorni ci ha impedito di poter seguire tutto, anche perché per il ricchissimo programma che è in essere ci vorrebbero squadre intere di fotografi e giornalisti per raccontare nella sua interessa il Festival stesso, quindi nostro malgrado, si sceglie quello che è particolarmente interessante o che è il nome o il progetto che si ritiene che è meglio non perdere.
E allora iniziamo il pomeriggio con Charles Lloyd Quartet feat Bill Frisell
A 80 anni compiuti il grande sassofonista afroamericano Charles Lloyd torna a suonare dal vivo e continua ad esibirsi in giro per il mondo in una sorta di ritrovata seconda giovinezza musicale.
Nato a Memphis, in Tennessee nel 1938, ha cominciato a suonare all’età di 9 anni e a soli 12 anni lavorava per la banda blues di BB King. Compagno di band di Cannonball Adderley nei primi anni Sessanta, Charles Lloyd ha guidato una formazione storica (composta tra gli altri da Keith Jarrett) con la quale ha registrato uno dei primi album jazz che ha venduto oltre un milione di copie (“Forest Flower”, 1967). Vanta in seguito collaborazioni con i Doors e i Beach Boys. Dopo una breve collaborazione con il pianista Michel Petrucciani nel 1981 si ritira dalle scene. Riprende ad esibirsi occasionalmente e inizia a registrare per l’ECM, inaugurando una lunga serie di dischi in cui figurano musicisti come Billy Higgins e John Abercrombie.
Bill Frisell tra rock e country, jazz e blues è uno dei chitarristi più vitali e produttivi d’America e tra i più ricercati nella musica contemporanea. Nato a Baltimora, la sua carriera come chitarrista e compositore ha attraversato più di 35 anni e numerose celebri registrazioni. Ha realizzato colonne sonore, arrangiamenti e vanta collaborazioni prestigiose con leggende del jazz quali Dave Holland, Elvin Jones, Ron Carter e Paul Motia
Charles Lloyd e il suo quartetto hanno dato vita davvero ad uno di quei concerti che difficilmente si potranno dimenticare nella vita . Tanti i brani eseguiti con una musicalità e un talento e un perfetto interplay tra i vari componenti del gruppo che potrebbero far impallidire formazioni più giovani del mondo jazz ma che non possono dar vita ad un concerto così emozionante per il pubblico.
Ci spostiamo alla fine per la nostra solita serata all’Arena Santa Giuliana per colui che riteniamo il RE del jazz mondiale: Herbie Hanckock .
Il concerto è stato aperto da un giovane ma validissimo chitarrista Pedro Martins. Musicista eclettico, dopo aver cominciato a studiare la chitarra da bambino, è in seguito diventato polistrumentista, songwriter e cantante. È perfettamente a suo agio con i generi tipicamente brasiliani come samba e choro, ma anche con jazz, fusion, progressive rock, world music. È diventato noto per le sue collaborazioni con musicisti come Kurt Rosenwinkel (con il quale ha suonato a lungo), Yaron Herman, David Binney, Jacob Collier. Pedro Martins ha collaborato anche con e con star del jazz brasiliano come Hamilton de Holanda, Gabriel Grossi e Toninho Horta.
Ma la platea freme e si avverte sensibilmente che il pubblico non vede l’ora di ascoltare e applaudire il grande Herbie Hancock, colui che è una vera e propria icona del jazz.
La band che HH porta a Umbria Jazz è una raccolta di star: Terence Blanchard (tromba) è uno dei più grandi artisti jazz contemporanei; Lionel Loueke (chitarra) è una scoperta di Hancock, cui ha dedicato un disco e un tour; James Genus (contrabbasso) ha suonato con decine di grandi jazzmen, tra cui proprio Hancock, oltre che come leader; Justin Tyson (batteria) con trascorsi nel mondo del gospel, ha cominciato a suonare la batteria a tre anni e ultimamente ha collaborato con Robert Glasper ed Esperanza Spalding.
Herbie Hancock è un pianista jazz jazz, tastierista e compositore americano. Ha suonato tutti gli stili jazz, ad eccezione del jazz gratuito, inclusi bebop, hard bop, fusion, jazz modale, funk jazz e jazz elettronico.
Parlare di lui vuol dire parlare di un mito assoluto della musica, uno dei massimi esponenti della musica mondiale. Un autentico crocevia di jazz, funk ed elettronica, capace soprattutto di trasformare la sua tecnica sopraffina in un’ emancipazione sovversiva dove le linee si basso si trasformano in synth e i riff di chitarra suonano come un basso gommoso. In splendida forma, non ha smesso di cantare e di parlare con quel suo sorriso smagliante al pubblico per quasi due ore comunicando non solo con la musica ma anche con il rapporto con la sua band e con il pubblico che lo ascolta rapito tributandogli alla fine quando suona il suo strumento particolarissimo che lo ha reso celebre in tutto il mondo i suoi brani più conosciuti come “Cantaloupe Island” e “Watermelon Man “ il pubblico è travolto dalla emozione e scatta la standing ovation per colui che è davvero il mito del jazz mondiale .
Venerdì altra grande giornata dedicata al jazz italiano ed internazionale
Tanti i concerti offerti durante la programmazione giornaliera ma anche qui decidiamo di scegliere di seguire il concerto al Teatro Morlacchi con i Doctor 3 formato da Danilo Rea al piano, Enzo Pietropaoli al contrabbasso, Fabrizio Sferra alla batteria. Il trio quest’anno festeggia 25 anni di successo e hanno proposto una serie di brani che hanno contraddistinto tutta la loro carriera musicale
Grande attesa poi per la serata all’Arena Santa Giuliana: arriva la grande star del jazz mondiale Diana Krall.
Ritorna dopo tre anni dal suo ultimo progetto presentato proprio ad Umbria Jazz e negli anni scorsi è stata più volte invitata dal Patron Direttore Artistico Carlo Pagnotta ma ogni volta viene accolta con grandissimo entusiasmo e grandissima partecipazione di pubblico. È Prima di lei a nessun’altra cantante era riuscita l’impresa di mettere in fila ben otto album nella classifica Billboard Jazz, insieme a due Grammy e a dieci Juno Awards, lungo un percorso che l’ha vista esibirsi con Paul McCartney, Barbra Streisand e Tony Bennett. Canadese, sulla scena del jazz fin da adolescente, Diana Krall deve i suoi esordi al padre, pianista e grande appassionato della musica di Fats Waller. E oltre a formarsi nelle migliori istituzioni musicali americane, ha potuto collaborare da subito con musicisti quali John Clayton, Jeff Hamilton, Jimmy Rowles e soprattutto con il contrabbassista Ray Brown che considera il suo mentore. Il suo nuovo disco, This dream of you, è ispirato al Bob Dylan di Together through life: omaggio all’amico e produttore Tommy LiPuma con cui ha collaborato fino alla sua scomparsa, nel 2017.
Mancano solo due giorni per la conclusione del Festival e già ci dispiace lasciare non solo la città ma anche l’atmosfera accogliente e amichevole che si respira nel sottopalco dei vari palchi di Umbria Jazz. Ma i ritmi sono sempre serratissimi e allora ecco che partiamo emozionati per viverci questi ultimi giorni di Umbria Jazz.
Anche questa volta scegliamo il concerto del pomeriggio al Teatro Morlacchi con il bellissimo concerto di Paolo Fresu, Rita Marcotulli e Jacques Morelenbaum. Solo l’ascolto di questo concerto vale la pena essere stati ad Umbria Jazz. Melodia, composizione poetica, talento sono i fattori determinanti di questo Trio che vanta un curriculum professionale e personale di tutto rispetto e che sono dei veri e propri miti del jazz italiano ed internazionale. Il loro talento viene espresso a mille in questo progetto, che speriamo possano portare presto in tutti gli altri Festival e rassegne jazz in Italia.
La serata si conclude come sempre all’Arena Santa Giuliana che si prepara ad accogliere una leggenda del pop soul mondiale Tom Jones. Rimandata la sua presenza di qualche anno, c erano stati alcuni impedimenti e poi il blocco totale degli eventi nel periodo della pandemia, arriva sul palco dell’Arena con un bastone e questo fa preoccupare il pubblico sulle sue reali condizioni fisiche. Lui stesso poi spiegherà ad inizio concerto che si tratta solo di un supporto per aiutarlo a camminare visto che ha un problema di sciatica e sarà costretto a cantare per tutto il concerto seduto su uno sgabello al centro del palco. Alterna i suoi successi a quelli di altri mostri sacri che senza timore chiama amici. Bob Dylan e Joe Cocker per esempio, reinterpretati con la sua impronta da crooner senza tempo. Ad accompagnarlo una band con chitarre e basso elettrico, contrabbasso all’occorrenza, organo e percussioni. Poi una fisarmonica. Un set intenso, tra il rock e il folk, un Tom Jones che non avresti detto, ma che raccoglie l’entusiasmo del pubblico, nel quale non mancano i più giovani. Quando inizia ad intonare “Sex bomb” in molti, già pronti sotto palco e nei lati dell’Arena a scatenarsi su tali note, stentano a riconoscerla visto che viene stravolta, rallentata, Sembra un altro brano ma non per questo privo di fascino e di interesse musicale. Poi si scatena con tutti i suoi più grandi successi e un brano gospel che fa emozionare intensamente tutto il pubblico presente. Sul finale del concerto una grande umiltà e disponibilità verso il pubblico. Dichiara “A questo punto sarei dovuto uscire per andare nel backstage e aspettare che mi richiamaste sul palco per il bis mentre avrei sorseggiato un bel bicchiere di vino. Facciamo finta che l avete già fatto e sono già rientrato sul palco per regalarci ancora emozioni reciproche”. Questo fa scattare un lunghissimo applauso e un amore ancora più intenso verso l’Artista che nonostante gli anni riesce ancora a essere un protagonista assoluto della musica mondiale e un sentimento di riconoscenza infinita al Direttore Artistico Carlo Pagnotta e a tutto lo staff di Umbria Jazz per aver permesso loro di assistere ad uno dei concerti che resteranno sicuramente nella storia del Festival stesso.
La domenica pomeriggio invece la trascorriamo prima alla Sala Podiani per ascoltare il concerto di Francesco Bearzatti e Federico Casagrande che per noi è un gioiello della musica jazz contemporanea prima di trasferirci al Teatro Morlacchi per ascoltare Immanuel Wilkins in “The 7th hand” che ci colpisce come un progetto assolutamente originale
l giovane sassofonista newyorkese è tra i musicisti più creativi oggi in circolazione, dopo il suo album d’esordio “Omega” la storica e prestigiosa etichetta Blue Note ha pubblicato all’inizio di quest’anno il nuovo lavoro di Wilkins dal titolo “The 7th Hand”, attesissima prova nella quale Immanuel Wilkins ha manifestato una straordinaria maturità artistica e compositiva. La sua poetica affonda le radici nella tradizione della musica africano americana rimarcandone il linguaggio peculiare, Immanuel Wilkins attraverso un percorso costellato di straordinarie collaborazioni porta alla luce e fa risplendere il proprio bagaglio culturale ripulendolo dalle scorie del tempo e mostrandone la freschezza e l’assoluta bellezza. La copertina del disco è già di per sé un manifesto d’intenti evocando ancestrali riti di iniziazione con un’immersione nel tempo per ridare nuova vita alla musica e affrontare il mondo con consapevolezza e determinazione.
Perugia si ferma per accogliere il grande evento conclusivo fissato per salutare questa Edizione e lanciare l’appuntamento per un altro grande evento targato Umbria Jazz che dal 15 al 18 settembre vedrà il jazz risuonare nelle piazze e nei locali e nei teatri di Terni.
L’ultimo ospite d’eccezione di questa Edizione è stato Jeff Beck con una speciale guest star come l’attore e cantante Johnny Depp.
Nel corso di oltre 50 anni di carriera musicale Jeff Beck ha vinto 8 incredibili Grammy Awards, è stato citato da Rolling Stone tra i “100 più grandi chitarristi di tutti i tempi” ed è stato inserito due volte nella Rock & Roll Hall of Fame – una volta come membro degli Yardbirds e un’altra come artista solista. Nell’estate del 2016, il virtuoso della chitarra Jeff Beck ha celebrato i suoi cinque decenni di musica con uno straordinario concerto al famoso Hollywood Bowl che è poi divenuto Jeff Beck: Live At The Hollywood Bowl un album e un film del concerto entrambi molto acclamati dalla critica. Jeff ha trascorso i due anni di assenza dalla pandemia lavorando su nuova musica e un nuovo album è atteso a breve.
Sul palco dell’Arena arriva il ROCK puro (come spesso sta succedendo nelle ultime edizioni di Umbria Jazz) e il pubblico arriva numerosissimo e si scatena non solo a cantare e ballare su ogni nota dei brani presentati ma anche ad applaudire l’arrivo sul palco di un mito del cinema come Johnny Depp che in questa occasione ha dimostrato di essere un bravo chitarrista e uno straordinario cantante.
Doveva essere il ritorno alla formula e ai numeri consueti di Umbria Jazz, e così è stato anche oltre ogni previsione: circa 27mila biglietti venduti per un incasso di 1 milione di euro. Ottimi anche i dati del merchandising ufficiale. Insomma Umbria Jazz è ritornata ad essere il più grande Festival Italiano di jazz a tutti gli effetti.
Non ci resta che dire allora arrivederci a Terni dal 15 al 18 settembre con Umbria Jazz Weekend, a Orvieto per Umbria Jazz Winter#29 dal 28 dicembre al 1°gennaio e a Perugia per Umbria Jazz 23, 50esimo anniversario, dal 7 al 16 luglio.