Recensione: Gianni Conte in “Duje Paravise” al Teatro Trianon

Recensione di Annamaria De Crescenzo
Foto di SpectraFoto (http://www.spectrafoto.com)

La cultura della tradizione della canzone napoletana non poteva trovare luogo migliore per poterla accogliere se non gli spazi del Teatro Trianon di Napoli, storico teatro che sorge in uno dei quartieri storici e popolari della Città, e che ormai da due anni sta riscoprendo una sorta di “rinascita” culturale grazie al nuovo Direttore Artistico Marisa Laurito e a tutto il suo staff organizzativo che ha fortemente voluto tale impegno per poter donare alla Città stessa uno spazio particolare per il Teatro, la musica, e tantissime iniziative culturali che danno una nuova forza a chi vive di Teatro e per il Teatro.

Finalmente dopo tanti anni  il Ministero della Cultura ha riconosciuto il Trianon come struttura di produzione teatrale e nel mese di ottobre scorso è stata  inaugurata la “stanza delle Meraviglie della canzone napoletana” uno speciale spazio “immersivo” dove grazie ad impianti digitali i visitatori possono entrare virtualmente in una Napoli di altri tempi e con una “passeggiata immersiva” rivivere tra suoni, colori ed immagini in movimento, la storia della canzone napoletana con un’esperienza multisensoriale e a breve la sala Enrico Caruso diventerà la Stanza della Memoria  uno spazio pubblico per accedere ad una fruizione completa del patrimonio della canzone napoletana e delle culture musicali della Campania archiviato sul portale SoNa, Contesto Musica dell’ecosistema digitale ArCCa, promosso dalla Regione Campania ed attuato da Scabec SpA.

La programmazione della stagione 2021/2022 oltre a recuperare gli spettacoli che a causa della pandemia non è stato possibile mettere in scena prevede tantissimi spettacoli teatrali, musicali di altissimo livello e tante iniziative per i giovani talenti e una serie di laboratorî per costruire un Centro nazionale d’arte e inclusione sociale, con una particolare attenzione al quartiere di Forcella.

In questa ricca e variegata programmazione del Teatro, ennesimo successo, domenica 7 novembre, per il concerto di Gianni ConteDuje Paravise” accompagnato da musicisti straordinari come   Cristian Capasso al basso, Massimo Volpe al piano, Antonio Mambelli alla batteria e con la partecipazione straordinaria di Mariano Caiano voce e percussioni e Pippo Noviello nel ruolo di “San Pietro”.

Gianni Conte è un napoletano d.o.c, voce meravigliosa, raggiunge un successo strepitoso e fino al ’91 come leader indiscusso del fenomeno piano-bar e protagonista nei locali più accreditati di mezza Italia. Dal 1992 al 1995 è in RAI, in qualità di pianista e cantante, ospite fisso in trasmissioni seguitissime, dal 1996 voce solista dell’Orchestra Italiana di Renzo Arbore, oltre ad affermarsi grazie anche alla sua carriera solista una delle vocalità più importanti e stimate della tradizione melodica partenopea di oggi.

Nel 1993 è sul palco del Teatro Ariston al fianco del grande Maestro Roberto Murolo che lo volle con sé per presentare il brano “L’Italia è bella” al Festival di Sanremo.

In qualità di autore, ha scritto per Peppino di Capri, Nino Frassica, Umberto Bellissimo (per cui ha composto il disco “Non solo Varietè” sui testi dello stesso compianto attore) e le musiche di “Bene & Male”, commedia musicale in lingua napoletana

In occasione del centenario della nascita di Eduardo De Filippo, ha presentato in anteprima al Teatro Augusteo di Napoli la canzone “Filumè” (testo è di Ilio Stellato) da lui stesso composta.

Nel 2020 scrive una canzone #stattacasa in collaborazione con Mirea Flavia Stellato, giovane giornalista ed attrice in forza alla compagnia di Vincenzo Salemme per raccontare il lockdown da Covid-19, per esorcizzare la paura del coronavirus e mantenere alta l’attenzione sulla questione igiene e norme di sicurezza che ci hanno accompagnato purtroppo per tutto il periodo iniziale della quarantena imposta dal coronavirus in quasi tutto il 2020.

L’idea dello spettacolo viene dal testo di “Duje Paravise” una delle più belle canzoni napoletane scritta dal 1928 musicata da E.A. Mario, nella quale duje viecchie prufessure ‘e cuncertino esaltano l’incanto e la bellezza della musica e della città partenopea, al cospetto di san Pietro e di tutti i santi, entusiasti e meravigliati ascoltatori. 

I due vecchi professori sono stati simpaticamente ed ironicamente interpretati da Gianni Conte e Mariano Caiano, accompagnati da Pippo Noviello, un elegante San Pietro, che li ha accolti in questo immaginario Paradiso (palcoscenico del Trianon) insistendo con loro affinché’ rimanessero a deliziarlo, insieme ai musicisti/santi del Paradiso stesso, con una sorta di viaggio nelle più belle canzoni della tradizione napoletana.

Le due voci dei protagonisti in scena, quella più classica di Gianni Conte e quella più contemporanea caratterizzata da un groove più moderno di Mariano Caiano, bravissimo percussionista oltre che cantante, hanno dato vita ad un concerto davvero unico.

Il concerto è iniziato con i classici di sempre come “Marechiaro”, “Mandulinata a Napule”, “O Paese d’o Sole”, “Guapparia”, “Canzone appassiunata” affiancati dai ritmi travolgenti di alcune delle canzoni più belle del repertorio carosoniano come “” O Sarracino”, “Maruzzella”, “Scapricciatiello” conquistando tutto il pubblico presente in sala che li omaggia con lunghissimi ed emozionatissimi applausi.

Verso la fine del concerto un bellissimo spazio al rap di Mariano Caiano che ha presentato un suo brano a testimonianza che la musica napoletana di livello si può esprimere anche tramite linguaggi differenti da quelli che storicamente appartengono alla canzone della tradizione napoletana senza mai perderne in termini di bellezza e di importanza culturale, per poi ritornare di nuovo agli amatissimi classici napoletani come “Simme ‘e Napule Paisa’” , una travolgente e scatenatissima versione di “Luna Rossa” sullo stile dell’Orchestra Italiana di Renzo Arbore, fino ad un’applauditissima “O surdato ‘Nnamurato” con la quale Gianni Conte ha concluso un concerto con il quale ha dimostrato ancora una volta non solo la bellezza della sua voce ma anche del fatto che la canzone napoletana ha ancora tanto da dare e da dire alle generazioni di ogni età.

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