Recensione: “Le donne del Jazz” il nuovo progetto dell’Associazione Artemide

di Annamaria De Crescenzo 
Foto di SpectraFoto

Da diversi anni seguiamo concerti, progetti, rassegne jazz con una passione e un interesse che parte da lontano e ci impegna con tutte le nostre energie e le nostre forze. Tanti sono i musicisti che abbiamo ascoltato, applaudito e fotografato e spesso ci siamo resi conto che è una fortuna appartenere a questo mondo del jazz per gli incontri che abbiamo fatto, le emozioni che abbiamo provato.

Uno di questi incontri speciali si è realizzato domenica scorsa, alle Cantine dell’Averno con il concerto “Le donne del Jazz” un nuovo progetto realizzato dall’Associazione Artemide basato sul racconto in parole e musiche della vita, delle sofferenze, delle rinunce e dei successi di alcune delle donne più rappresentative del mondo jazz internazionale che seppero seguire la loro passione per la musica jazz e a non farsi fermare dalle convenzioni sociali e dalle regole imposte da un ambiente essenzialmente maschilista. Sette donne del mondo jazz dagli anni ’20 ad oggi, da amabilmente raccontate da Luisa Perfetto, cofondatrice di Artemide, insieme ad Arturo Delogu che ne è la “voce narrante” oltre ad esserne autore dei testi ed il regista del progetto stesso, e “raccontate in musica” dalla voce straordinaria di Ileana Mottola, e le note della chitarra di Eleonora Strino e quelle del contrabbasso di Beatrice Valente che ha deliziato il pubblico per alcuni brani anche con la sua voce semplicemente perfetta per le atmosfere jazz che ha interpretato.

Il concerto inizia con “Nobody knows you when you’re down and out” di Bessie Smith, anticipato dal racconto di alcuni momenti particolari della vita della cantante cosi come sarà fatto per ogni Artista rappresentata, con tutte le loro passioni, emozioni, sentimenti e spessissimo, difficoltà (sembra proprio che le donne del jazz siano donne che hanno dovuto lottare molto contro la vita e contro il mondo spesso dominato da uomini egoisti e violenti) insormontabili ma che loro stesse hanno affrontato e vinto.

Seguono poi brani indimenticabili come “The man I Love” di Billie Holiday, “Nobody knows you when you’re down and out” di Bessie Smith, “Summertime” di Ella Fitzgerald, “Is you is or is you ain’t my baby” di Anita O’Day, “Why don’t you do right” di Peggy Lee, “Misty” di Sarah Vaughan, “My Baby just cares for me” di Nina Simone,

Il pubblico segue in un profondo silenzio e attenzione, come se fosse rapito non solo dalle voci di Ileana e di Beatrice e della loro musica, insieme al talento di Eleonora Strino, profondamente coinvolto dalle storie a volte molto sofferenti delle Artiste ma che non le hanno distolto dalla loro autentica passione per il jazz e il desiderio di portare la loro musica in tutto il mondo.

Il concerto si conclude con altri due brani che sono tra gli standard jazz più eseguiti come “I say a little prayer ” di Aretha Franklin e “The look of love” di una delle donne del jazz contemporaneo più famosa al mondo Diana Krall.

Dopo il concerto abbiamo avuto modo di poter intervistare Arturo Delogu sul progetto e su Artemide.

 

 

  • Iniziamo dal nome dato all’Associazione, perché Artemide? e quali sono gli obiettivi di essa?

 

ARTeMIDE, oltre ad essere la figlia di Zeus è un nome composto da art (arte) e Mide che era un regno nel centro dell’Irlanda e che infatti vuol dire nel mezzo. Quindi ARTeMIDE letteralmente vuol dire mettere l’arte al centro di ogni cosa. Artemide nasce nel luglio 2012, ed il suo primo evento, una visita teatralizzata alla grotta della Sibilla, allora ancora in funzione con il caro assuntore di custodia Carlo Santillo. Per poi cenare alle cantine dell’Averno (ecco perché ogni anno a luglio facciamo un evento li) ARTeMIDE si occupa di valorizzazione e promozione del territorio, in questo caso dei Campi Flegrei. Organizza visite guidate teatralizzate in siti archeologici, incontri d’arte, presentazioni di libri, concerti. Insomma tutto ciò che è arte e che è spendibile valorizzando, appunto, le bellezze dei Campi Flegrei.

Io sono socio di Jazz & Conversation da qualche anno ed a nome dell’associazione ARTeMIDE ne cura tutta la produzione video, spot, riprese dei concerti, interviste.
Luisa Perfetto già faceva parte dello staff di JaCo come volontaria da prima della nascita di ARTeMIDE ARTeMIDE è altresì presente nel team organizzativo di Malazè, festival Archeoenogastronomico che si tiene ogni anno nel mese di settembre nei Campi Flegrei.

 

  • Parliamo del modo di raccontare la Musica che ha Artemide da alcuni anni. Musica e parole insieme per poter raccontare emozioni. Non è così?
    La “Musica narrata” è nata 5 anni fa, quando leggendo la storia di Chet Baker e guardando il film documentario sulla sua vita Let’s get lost, mi appassionai al personaggio. Lì io e Luisa ci chiedemmo, dato che facciamo teatro da moltissimi anni (io 30 e lei 20), perché non scrivere uno spettacolo raccontando la vita dei musicisti intervallandola con le loro canzoni? Specialmente nel Jazz, musica “colta” per antonomasia, dove i musicisti se arrivano al successo è perché lo hanno veramente meritato. Quindi mi sono rimboccato le maniche e facendo un lavoro di ricerca, tra rete, libri e articoli ho scritto un testo dove io interpretavo Chet e Luisa le donne di Chet. Lo scorrere degli anni della vita di Chet erano intervallati dai suoi successi più importanti. Sottoposi il progetto al grande pianista Mimmo Napolitano che ne rimase entusiasta e mettendo su una band di tutto rispetto, con Lorenzo Federici alla tromba e Lorenzo Giangrande al contrabbasso. Lo presentai alle Cantine dell’Averno e lo facemmo nel prato prospiciente il Tempio di Apollo, con alle spalle le strutture antiche illuminate di rosso. Chet nell’Ade, si chiamava lo spettacolo, quale posto più idoneo per un musicista maledetto come Baker se non l’ingresso all’inferno quale l’Averno storicamente è. Fu un grande successo, tanto che l’anno dopo lo ripetemmo alla Tenuta il IV miglio, entrambi per l’edizione del Pozzuoli Jazz Festival dell’anno in corso.
    Due anni fa, per il cinquantenario della morte di Totò ne scrissi un altro. Totò in jazz, ovvero la vita del principe De Curtis. Stesso canovaccio, io interpretavo il principe (e non Totò) e Luisa le sue donne. La storia sentimentale di Antonio de Curtis è uno splendido romanzo drammatico e noi lo intervallammo con le canzoni scritte, appunto, dal de Curtis in chiave Jazz. La band era formata sempre da Mimmo Napolitano al piano, Luigi Sigillo al contrabbasso e la splendida voce di Pina Giarmanà.
    L’anno scorso, invece, scrissi: “Viaggiando in vigna a ritmo di Bossa.” Ovvero la bossa nova dalle sue origini ai giorni nostri. Mi serviva una voce femminile, magari una strumentista che cantasse. Conoscevo Beatrice Valente per una serata fatta, con il fratello Ergio (magnifico pianista) in una delle passate edizioni del Pozzuoli Jazz Festival. Ricordavo questa splendida ragazza dagli occhi di ghiaccio, alta quanto il suo contrabbasso e con una voce da saudade. La chiamai e lei non si fece pregare due volte. La band era lei al contrabbasso e voce, Ivan Ciaravella alla chitarra e Ciro Iovine alla batteria. Altro successo, pubblico entusiasta e serata sold out. Per sfizio quest’inverno, nell’edizione winter del Pozzuoli Jazz Festival con la stessa band, con la variante di Ergio Valente al piano al posto della chitarra, abbiamo fatto Christmas in Jazz. La storia delle canzoni di Natale in chiave Jazz. Beh, molte canzoni natalizie americane sono Swing, quindi è stato facile, ma quando proposi Last Christmas degli Wham a Beatrice, lei voleva scannarmi, ma poi la fecero ed anche in una chiave molto divertente.

 

  • Stasera invece di parla di DONNE e che donne… quelle del mondo del jazz

 

Mi hanno sempre affascinato le donne combattive, risolute, guerriere. E le donne che fanno Jazz lo sono, in un mondo di uomini, ad eseguire musica nata da movimenti di protesta antirazzisti. Delle eroine insomma. Faccio una ricerca per individuare le più rappresentative, ne trovo tante, ma devo limitarmi a una decina, un concerto non può durare più di un’ora altrimenti diventa tedioso. Allora scelgo, Bessie Smith, Billie Holiday, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan, Nina Simone, Aretha Franklin, ma voglio di più, voglio anche quelle bianche, quelle che con la lotta nera non c’entrano, quelle che hanno deciso di fare musica jazz non perché avevano nel sangue quel germe di ribellione che questa musica generava, ma solo perché attratte dalle vibrazioni che questa musica donava. Allora ho scelto Anita o’day di origini Irlandesi, Peggy Lee con, addirittura, genitori scandinavi e Diana Krall, una canadese, una delle ultime esponenti del Jazz femminile. Tre donne non statunitensi al servizio della lotta dei neri. Cerco, trovo, scrivo, abbino i pezzi più rappresentativi per ognuna di loro. Ora mi ci vuole la band. Ma Beatrice non aveva una band femminile? La chiamo, le illustro l’idea e lei, come sempre dall’altro capo dell’antenna mi fa: “Uah Artù troppo bello e poi questi pezzi già stanno nel nostro programma, ora chiamo le ragazze e ti faccio sapere” Le ragazze in questione sono la splendida cantante Ileana Mottola, salernitana, interprete magistrale della musica afro americana, che vanta collaborazioni con i migliori musicisti italiani. Eleonora Strino è l’altra ragazza, chitarrista di fama internazionale, che troviamo spesso in coppia con il contrabbassista Greg Cohen. Unico neo, tutte e tre vivono in città diverse, tra Torino, Salerno e Mondragone. Una follia anche solo pensare di organizzare le prove del concerto.

Ed infatti le prove avvengono solo domenica mattina, giorno del concerto, ma bastano pochi brani e arriva subito la magia. Arriva la serata, atmosfera magica, io che oltre a leggere la narrazione ho davanti il mixer audio, il mixer luci (perché le luci danno un taglio teatrale allo spettacolo) ed il pc che manda in proiezione le foto delle donne che ho scelto (il pubblico deve abbinare un volto alla canzone e deve sapere di chi si parla.)

 

  • Soddisfatto del progetto e della serata?

Che dirti, io sono soddisfatto ed il pubblico si è emozionato, perché, come dico nel finale “Un artista non è un quadro, una scultura, un personaggio, una voce, o uno strumento. Un artista è una persona con una storia ed un’anima. E solo conoscendone la prima e capendone la seconda si può apprezzare appieno la sua arte. Alla fine torta per tutti, oggi è il compleanno di ARTeMIDE, compie 7 anni.

 

  • Prima di salutarci, cosa c’è nel futuro di Artemide?

Progetti futuri? Il 19 luglio, sempre per il Pozzuoli Jazz Festival saremo alla Tenuta Il IV Miglio di Quarto con “Standard Jazz Trio” ovvero, perché i pezzi più conosciuti del jazz si chiamano standard e come lo diventano? Con Luca Mignano alla Batteria, Francesco Galatro al contrabbasso e Federico Milone al Sax alto. Il 31 Luglio alla Villa Altea di Quarto avremo una cena/presentazione con Maurizio De Giovanni, che ci parlerà del suo ultimo libro “Il pianto dell’alba”, libro che chiude la saga del commissario Ricciardi, che vedremo presto sulla Rai in versione fiction.

Dal 14 al 22 settembre ci sarà Malazè, festival archeoenogastronomico dei Campi Flegrei e lì saremo impegnati con vari eventi in progettazione.

A dicembre ARTeMIDE porterà a teatro i ragazzi de “La Bottega dei semplici pensieri” una associazione di ragazzi con sindrome di Down e con deficit mentali. I ragazzi reciteranno in “Uno spettacolo di Agenzia” testo sempre scritto da Arturo Delogu.
ARTeMIDE collabora con i ragazzi della Bottega dal 2015, facendo loro scuola di recitazione e preparandoli, ogni anno, ad una pièce teatrale diversa, quest’anno sarà la quarta.
Siamo solo in due, ma ti assicuro che appena facciamo un fischio si muove il mondo, perché se c’è qualcosa in cui ARTeMIDE crede è la sinergia e la condivisione.

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