Lino Patruno: oltre 50 anni di jazz vissuto e raccontato
Prima di salire sul palco della sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, per l’evento “Cento Anni di Jazz 1917-2017” Abbiamo avuto una interessante chiacchierata con il Mo.Lino Patruno che gentilmente si è concesso alle nostre domande.
- Lei è considerato uno dei più grandi Maestri del jazz contemporaneo riconosciuto non solo in Italia ma anche a livello internazionale ed è un grandissimo onore per noi parlare con Lei. Prima di parlare del progetto di stasera, torniamo un attimo indietro. Quando nasce la sua passione per la musica e per il jazz in particolare ? E quali sono i suoi inizi della sua ormai lunghissima carriera ?
La mia passione per il jazz nasce quando ero ancora ragazzino e subito dopo la guerra andai ad abitare a Roma. Fra i vari film che vidi ce ne fu uno che mi “rapì” completamente dal titolo “Due ragazze e un marinaio” con Van Johnson e Gloria De Haven. Ebbene nel film c’era anche il trombettista Harry James con la sua orchestra che suonava “Sweet and Lovely” e quei suoni cominciarono ad affascinarmi per non lasciarmi in seguito mai più. Nel film c’era anche l’attore Jimmy Durante che, per chi non lo sapesse, negli anni ’10 è stato uno dei pionieri della storia del jazz come pianista prima di far l’attore. Crescendo mi trasferii a Milano e nei primo anni ’50 ero studente all’istituto tecnico Carlo Cattaneo. Cominciai a frequentare i locali alla moda attratto sempre più dal jazz che allora andava molto di moda sulla scia dell’esistenzialismo che però arrivava dalla Francia e il jazz ne era la colonna sonora. Misi in piedi una delle mie prime band i “ Seven Diplomatist Jazzmen” in cui suonavo il pianoforte che strimpellavo in casa senza aver mai studiato una nota. Quello fu l’inizio della mia lunghissima carriera. Perché il jazz? Perché era l’unica alternativa alle canzonette della radio di Nilla Pizzi e Claudio Villa.
- In tutta la sua carriera ha lavorato con i più grandi nomi del jazz internazionale. Qual’è la collaborazione che più le è rimasta nel cuore?
Con il passar degli anni ho suonato, inciso dischi e preso parte a festival e concerti in tutto il mondo con Decine di grandi musicisti della storia del jazz: Albert Nicholas, Bill Coleman, Wild Bill Davison, Bud Freeman, Jimmy McPartland, Taddy Wilson, Billy Butterfield, Wingy Manone….ma il personaggio più vicino al mio mondo musicale è stato senza alcun dubbio il violinista italo americano Joe Venuti che per primo inserì il violino nella storia del jazz negli anni ’20.
- Parliamo del progetto di stasera. Un vero e proprio “viaggio” nella carriera di Nick La Rocca attraverso le composizioni e le registrazioni dei suoi dischi più significativi. Cosa ha significato e significa la musica di La Rocca e della Original Dixieland Jass Band per coloro che hanno voluto fare jazz nel mondo intero e quanto essa ha influito e ha ispirato la musica che lei stesso ha creato in questi anni ?
Il concerto di stasera è il centenario del primo disco della storia del jazz che fu inciso nel 1917 dalla Original Dixieland Jass Band del trombettista di origine siciliana Nick La Rocca. Allora non esisteva neanche la parola “Jazz”; l’orchestra usava il termine “Jass” e quando la Victor stampò i manifesti per promuovere i primi dischi fu oggetto di derisione da parte dei ragazzi newyorkesi che si divertivano a stracciare la lettera “J” dalla parola “Jass” in modo che potesse leggersi “ass” che significa Sedere in volgare. La Victor corse ai ripari e costrinse Nick La Rocca a trasformare le due “s” in due “zeta”. Questa notizia non la racconta nessuno ma a me l’ha detta Jimmy La Rocca, il figlio di Nick che suona la cornetta come il padre.
- Qual’era (e qual’è) la forza della musica di Nick La Rocca, ancora oggi attualissima dopo 100 anni dalla sua composizione ?
Nessun musicista allora avrebbe immaginato quel che sarebbe successo della musica che creavano di giorno in giorno. Nick La Rocca è stato un pioniere come sono stati pionieri del jazz Tony Sbarbaro, Leon Rappolo, Wingy Manone, Santo Pecora, Phil Napoleon, Eddie Lang (che in realtà si chiamava Salvatore Massaro e che è stato il primo chitarrista della storia della nostra musica) e tanti altri soprattutto italoamericani che avevano portato la cultura degli strumenti delle band di paese negli Stati Uniti. I neri, al contrario, portarono i blues, i canti di dolore e di lavoro e i loro problemi di inserimento nel “nuovo mondo”.
- Come nasce il progetto di stasera? E’ un omaggio alla loro musica o una volontà di poterlo presentare alle nuove generazioni di musicisti in una forma anche più attuale o rivisitata dall’estro e dal talento inimitabile di Lino Patruno?
Il progetto di stasera è proprio il festeggiamento del centenario della storia del primo disco di jazz che io posseggo in originale in doppia copia (anche la prima ristampa. E chi meglio degli Hot Stompers avrebbero potuto festeggiare questo evento? Loro che sono stati “battezzati” dal compianto Gennaro D’Apote alcuni anni fa e che continuano questa “missione” di far conoscere le origini di questa nostra musica molto spesso tralasciate soprattutto nelle scuole di Jazz.
- Lei ha un cv lunghissimo e articolato , polistrumentista, compositore , attore e cofondatore del gruppo dei Gufi, e le sue esperienze vanno da quelle jazzistiche in concerto, in sala di registrazione, in TV a quelle di attore di cabaret, di teatro e di cinema; da leader di jazz band alla composizione di musiche da film e per il teatro; dal ruolo di sceneggiatore a quello di produttore cinematografico; da organizzatore di festival del jazz a presentatore e regista televisivo. Ecco dall’alto della sua esperienza come si potrebbe far rifiorire culturalmente l’italia, non solo in campo musicale, ma anche la TV che produce solo “talent show” ?
Purtroppo la TV non aiuta la vera arte ma è dedita soprattutto alla banalità, ai talk dove sopratutto i politici litigano, al gossip, praticamente….al nulla che conti. Personalmente vedo solo i film del passato e che siano senza pubblicità come su una nota tv privata dalle ore 21 per tutta la notte.
- ultima domanda appunto sui giovani. Dal punto di vista della sua enorme esperienza, cosa vuole o vorrebbe dire ai ragazzi che hanno deciso di dedicarsi alla musica jazz ? Quale consiglio o quale indicazione per poter imparare a suonare come lei e come tutti gli altri Maestri ai quali lei stesso si è sempre ispirato ? Insomma il jazz sarà la musica del nuovo millennio ?
Purtroppo i giovani sono quelli più penalizzati perché non sono guidati ma abbandonati a loro stessi. Bisogna trovare un mezzo per poterli interessare che non può essere certo la TV come dicevo prima…e se qualcuno avesse qualche idea che ce lo faccia sapere. La brutta musica commerciale è sempre presente dappertutto perché è, semplice, facile e priva di qualsiasi poesia e impegno….. praticamente il contrario del jazz che giustamente rimane una musica d’elite!