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I Virtuosi di San Martino : Il Teatro che affascina – Intervista al Maestro Roberto Del Gaudio

Di Annamaria De Crescenzo

Prima di andare in scena il Maestro Roberto Del Gaudio ci ha concesso una bella e interessante intervista:

Parliamo oggi con uno degli Artisti più interessanti del panorama teatrale italiano, leader dei Virtuosi di San Martino, Roberto Del Gaudio. Come nasce l’idea del nome del gruppo e quando nasce quest’idea di fare teatro, cabaret, musica in una sorta di spettacolo nello spettacolo?

La scelta del nome Virtuosi di San Martino risale alla notte dei tempi, credo nel 1994, quindi davvero tantissimi anni fa. Perché questo nome? mah! Forse perché San Martino è il protettore dei “cornuti” secondo la tradizione popolare e magari ci ha ispirato questo fattore, oppure perché San Martino è il Santo di questa breve estate invernale che avviene a novembre e dunque poiché il virtuosismo, la tecnica attoriale, i rudimenti del mestiere di stare in scena sono ormai un ricordo dei tempi andati, una specie di estate fuggevole, ecco quindi il discorso che si riallaccia a San Martino, e al nome scelto per il gruppo.

Riguardo poi all’idea di far sprofondare in scena vari linguaggi tra i quali quello teatrale e quello musicale, quest’ idea non è stata un’idea dei Virtuosi di San Martino ma è un’idea che esiste da quando esiste il Teatro, considerato che la tragedia greca, ad esempio, era cantata. Oggi invece vengono riprodotte le tragedie greche senza musica anche a Siracusa e sono una cosa spaventosa, è come leggere un libretto di un’opera di Rossini o di Verdi senza musica. Il grande Teatro dell’Occidente ha avuto da sempre uno strettissimo legame con la musica ed ecco quindi, attenendoci agli autori più vicini a noi, Brecht, Petrolini, Viviani solo per citarne alcuni, è venuta fuori l’idea di riproporre con forza e con tenacia questo tipo di Teatro.

 

Obiettivo riuscitissimo visto anche il talento dei musicisti che ti accompagnano in scena

I musicisti che sono con me sul palco (Carmine Ianniciello violino, Federico Odling violoncello, Vittorio Ricciardi flauto, Carmine Terracciano chitarra) infatti non sono mai stati meri esecutori della musica proposta ma veri e propri protagonisti dello spettacolo stesso. Infatti sebbene siano tutti professori di Conservatorio guidati da un eccellente compositore come Federico Odling in scena sono “attori della loro musica” nel senso che è come se recitassero una parte, tramutando un quartetto classico in un vero e proprio coro greco, che prende parte alla vicenda attivamente e contrappuntando le tesi e le storie della “voce narrante” che sarei io. I Virtuosi quindi sono un fenomeno “comico” che affonda le sue radici nella tragedia greca, anche se questo non sempre ci viene riconosciuto. Infatti spesso, quando parlo con i giornalisti mi chiedono “Ma tu sei un musicista?”, non capendo che il Teatro greco era in origine strutturato proprio in questo modo, non come quello di oggi, che è incasellato in specifici generi come al supermercato ci sono i vari scaffali e i vari settori. Invece il Teatro dovrebbe essere tutt’altro, è il luogo dove tutte le competenze dovrebbero interagire e sprofondare. Infatti mi manca molto nella nostra esperienza artistica avere 4 danzatori classici ovviamente, 4 Tersicorei, facendo capire che il nostro Teatro non è “all’avanguardia” ma è al contrario un Teatro che affonda le sue radici nel Teatro greco. Oggi poi il termine “avanguardia” è fortemente abusato e utilizzato in maniera impropria, è diventato un pretesto per abolire la tecnica. Cioè qualsiasi persona che non sa far nulla si mette a fare il regista o l’attore di avanguardia, come diceva Pasolini “Qualsiasi artista che non è tale, si può professare artista all’avanguardia mettendosi al di fuori delle regole”. Invece le regole ci sono eccome. È come se qualcuno si mettesse a giocare a tresette con uno che sta giocando ad asso pigliatutto. Nel mio Teatro invece le regole ci sono e tutto non è frutto di mera improvvisazione ma è una seria ricerca e un’elaborazione e rielaborazione di regole antiche ma sempre attualissime per fare il vero Teatro.

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