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Intervista a Paolo Mazzucchelli al Disco Days per “I vestiti della Musica”

Una vera e autentica sorpresa della XVIII Edizione di Disco Days Paolo Mazzucchelli, autore del progetto” I vestiti della Musica”. Abbiamo avuto modo di intervistarlo per poterci far raccontare cos’è il progetto stesso.

  • Oggi sei stato una delle “rivelazioni” della XVIII Edizione di Disco Days. Il pubblico letteralmente entusiasta. Raccontaci cos’è questo progetto e chi è Paolo Mazzucchelli 

È un progetto che mi sono trovato tra le mani come appassionato di musica vedendo quanto piaceva a me “perdermi “nelle copertine dei dischi. Ho trovato che mi piaceva condividerlo. Infatti quando mi definiscono “collezionista” faccio fatica a ritrovarmi in tale definizione perché i collezionisti sono gelosi delle proprie collezioni e se mostrano lo fanno per un discorso anche di “giusto esibizionismo”. A me invece piace l’idea di condividere le mie conoscenze anche perché ogni volta che io condivido imparo allo stesso momento dalla persona che ho di fronte perché è uno scambio. Questa mia passione ormai la sto condividendo da un po di anni, girando l’Italia, anche se per me è difficile dare a questo progetto una definizione precisa. In realtà non è nato con l’idea di farlo diventare una presentazione per il pubblico. Verso i 14 anni ho iniziato a comprare dischi ed a conservarli e non ho mai smesso negli anni. Poi c’è stato un giorno, quando avevo una mia indipendenza economica, ho trovato un negozio tutta la discografica dei Beatles, me la sono comprata tutta, l’ho portata a casa e ho messo tutte le copertine sul divano. Lì mi sono accorto che c’era un’evoluzione progressiva sulla scelta delle immagini e tutto il resto della quale non mi ero mai accorto prima acquistando i singoli album e li mi sono accorto come quei ragazzini (sta parlando del primo disco dei Beatles ndr) imberbi sulle scale della loro casa discografica , passano ad una foto artistica sulla copertina del secondo album, e poi in un mondo di fiori sul successivo, per poter poi decidere di fare una foto attraversando una strada (la famosa immagine di Abbey Road) oppure una NON copertina utilizzando una copertina completamente bianca. Questo mi ha affascinato talmente tanto che ho capito che grazie alle copertine dei dischi si potevano raccontare delle storie decisamente interessanti. E così mi sono ritrovato a “costruire” il mio spettacolo che sto portando in giro e mi sta dando tantissime soddisfazioni. Continua a leggere