Category Archives: Umbria Jazz Perugia e Orvieto

Recensione : Giovanni Guidi e Luca Aquino ospiti ad Umbria Jazz Winter 2021/2022

Recensione di Clementina Abbamondi

Quest’anno Umbria jazz Winter 2021/22 si è svolta ad Orvieto in un periodo ancora incerto per la diffusione della nuova variante Covid che nonostante il vaccino, ad oggi la terza dose, ancora continua a contagiare.

Certo è lontana la spensieratezza con la quale si girava per le vie del centro storico della bellissima Orvieto ricca di storia, palazzi storici  e chiese stupende tra le quali si innalza maestoso il magnifico Duomo. Nonostante la difficoltà del periodo che stiamo attraversando è importante adoperarsi in modo da poter scongiurare un nuovo lockdown che andrebbe a penalizzare ancora una volta la cultura ed in particolare la musica.

Umbria jazz winter è riuscita a organizzare questo evento ormai giunto alla 28 esima edizione rispettando i nuovi decreti ministeriali in materia di prevenzione del Covid che permettono la partecipazione agli eventi musicali solo alle persone munite di green pass rinforzato e con una particolare attenzione all’uso delle mascherine sia all’esterno sia all’interno dei luoghi dove è obbligatoria la mascherina FP2.

La musica qui è di casa ,non si può fermare perché gli artisti vivono di musica e la musica dà loro la possibilità di vivere, suonare il proprio strumento o cantare è un lavoro e quindi indispensabile per loro e per le loro famiglie, senza dimenticare tutti i tecnici che contribuiscono alla buona riuscita dei concerti.

Tra i tanti concerti in programma ad Orvieto per questa Edizione, nel Palazzo dei Sette, costruito nel XIII secolo e in origine appartenuto ad alcune famiglie patrizie, per poi passare al Comune, il 2 gennaio 2022 ho assistito ad un progetto nato da una partnership artistica inedita, quella tra Luca Aquino, trombettista e Giovanni Guidi, pianista.

Dice Giovanni Guidi “Nulla è stato deciso a priori, tutto è nato all’improvviso e in modo spontaneo” e ancora “Se non fossimo stati due cantanti mancati non avremmo mai suonato i nostri strumenti, il punto di incontro è la forma canzone”. L’idea nata da un legame umano ha portato Aquino e Guidi a dedicarsi ad un progetto condiviso. Dice ancora Giovanni Guidi “Con questo progetto dedicato alle canzoni  io e Luca vi porteremo nel nostro viaggio dove le parole ,anche se esistono già, le potrete scegliere voi e ogni melodia sarà un pezzo di racconto che riguarda tutti” e ancora “Desideravamo suonare delle belle melodie semplici e farle nostre: così nasce questo duo, in modo naturale e sincero” Luca Aquino fin da piccolo ha ascoltato   le canzoni popolari e quelle della musica tradizionale italiana e dice “ Mio nonno ha sempre raccontato che ho cominciato a fischiettare queste melodie prima di camminare ed il primo brano a 19 anni che ho suonato  con la tromba è stato “Reginella”.

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Recensione: Si conclude con un successo strepitoso la XXVIII Edizione di Umbria Jazz Winter

Recensione e Foto a cura di Massimiliano Radicchi (https://www.massimoradicchi.it/)

Quella che si è appena conclusa, ieri 2 gennaio, è stata la 28°edizione di Umbria Jazz Winter e devo dire che nonostante le cancellazioni, i ridimensionamenti e le restrizioni imposte dalla situazione pandemica, la rassegna è riuscita comunque ad ottenere grandi risultati sia dal punto di vista degli ingressi ai concerti (4500 circa) sia per quanto riguarda la risonanza sui social, che la diffusione via radio (con Radio Montecarlo che ha seguito tutti gli eventi principali.)

Il festival infatti ha avuto “un cartellone che per qualità è stato all’altezza della tradizione della manifestazione, con eventi esclusivi ed artisti di assoluto livello”.

il Teatro Mancinelli, il Museo Emilio Greco, la Sala Expo di Palazzo del Popolo e il Palazzo dei Sette hanno ospitato nei 5 giorni della kermesse, artisti straordinari, italiani e stranieri.

Io e la mia macchina fotografica siamo pronti…si inizia.

Si è partiti proprio dal Palazzo dei Sette che ha aperto il festival con un bellissimo concerto di Nick The Nightfly e il suo quintetto.

Nick, da anni “amico “di UJ, ha aperto le danze con la sua grande classe e la sua voce da crooner di altri tempi…tra le note della sua New York New York, i camerieri che passavano, il rumore delle posate e l’odore dei caffè.

Si è passati poi al Teatro Mancinelli, dove era previsto un favoloso doppio stage.

Il primo, un evento inedito. Due pianisti. Due “scuole” lontane nel tempo ma vicinissime nell’anima…George Cables, autentica leggenda del piano Jazz, un maestro assoluto e di fronte a lui, Sullivan Fortner, un astro nascente del “pianismo” jazz american.

Uno dei migliori della sua generazione.

Il risultato è stato davvero un mix strepitoso di sensibilità’ diverse ma affini.

Standards e improvvisazioni…

Musicisti diversi e lontani, diventano una cosa unica. La magia del Jazz.

Il secondo stage è stato un Trio davvero favoloso.

Sarah McKenzie – Romero Lubambo – Jaques Morelenbaum.

Jazz, Samba e tradizione classica fusi con una maestria ed una naturalezza incredibile. Atmosfera sognante…un piacere per occhi e orecchie.

Due “mostri” della musica brasiliana ed un’eccezionale pianista australiana a completare questo splendido trio.

Un concerto bellissimo.

Nei giorni seguenti sono riuscito poi a seguire e fotografare, ancora una volta Sullivan Fortner, stavolta in solo piano (al Museo Emilio Greco) e il risultato è stato ancora una volta superlativo. In quel Museo che a mio avviso ha una dimensione per certi versi sacrale, Sullivan che ha iniziato come organista nei cori gospel, ha dato il meglio di sé.

Il viso è sempre coperto da una mascherina nera (oramai quasi non ci si fa più caso ahimè!), ma gli occhi sbucano di fuori e ne lasciano trapelare la grande sensibilità e dolcezza che si riverbera anche nelle sue note.

Mi sposto poi alla Sala Expo del Palazzo del Popolo dove immancabile, incontro un altro grande “amico” di UJ.

È la volta del grandissimo Alan Harris.

Stavolta Harris ci presenta il suo nuovo album, “Kate’s Soulfood”, che è anche un ritratto dell’America che fu’…della sua Harlem.

Con lui c’è anche un genio dell’armonica,

un virtuoso dello strumento: Gregoire Maret.

Alan è sempre elegante, garbato.

Un maestro del jazz vocalism ma anche un valente chitarrista.

Alan non delude mai. I suoi concerti sono sempre trascinanti e il suo pubblico è sempre così incredibilmente “partecipe”.

Alan Harris, un “classico”. Lunga vita ad Alan!!

Terminato questo concerto, e dopo un bel giro per le vie di Orvieto che come ogni anno fa da cornice all’edizione invernale di Umbria Jazz mi sposto al Palazzo dei Sette.

Stavolta è il momento di artisti italiani.

Prima c’è uno dei miei preferiti (e a mio avviso anche uno dei più’ bravi pianisti italiani in circolazione) Dado Moroni.

Dado cita a piene mani dalla storia del Jazz.

Esegue Monk, Evans, Ellington e tanti altri.

Lo fa in maniera unica perché intervalla il suonato con racconti, aneddoti ed esperienze personali che lo hanno legato a quel musicista piuttosto che all’altro.

Ricorda collaborazioni con grandi musicisti del passato e le “storie” che hanno portato alla nascita di un determinato pezzo.

E poi lo suona. Eccome se lo suona.

Appena finisce Dado Moroni, cambio di set e arrivano

Giovanni Tommaso e sua figlia Jasmine.

Beh…del padre sappiamo tutto.

Uno dei più’ grandi contrabbassisti della storia del jazz italiano (e non solo).

Jasmine, è proprio il caso di dire “figlia d’arte”, ha studiato canto prima in Italia, poi ha continuato negli Stati Uniti tra Boston e la California dove poi si è laureata e dove attualmente vive.

Giovanni Tommaso in quintetto, accompagnato dalla splendida voce di Jasmine, esegue soprattutto standards e brani da lui composti.

Ottanta anni e non sentirli. Una figlia pronta a raccogliere un’eredità davvero pesante.

E poi c’è il jazz dinner…Alla Sala Expo si sono esibiti diversi gruppi e stavolta è il turno di Anthony Paule e la sua orchestra con un ospite d’eccezione: Terrie Odabi.

Terrie è stata definita la più travolgente donna del blues e del soul dai tempi di Etta James.

Anthony Paule dal canto suo. ha costruito un’orchestra Jazz and Soul “vecchia scuola”.

Un sezioni fiati da paura. Piano, batteria e chitarra (suonata dallo stesso Paule) e una voce (quella di Terrie Odabi) da far tremare i polsi.

Il pubblico, ha finito di mangiare…resta solo il dessert, adesso si può ballare!

Certo, in maniera composta (visti i tempi). Una coppia di anziani signori in un angolino…

i bambini per terra e gli altri muovendo le braccia da seduti nei propri tavoli!

Ma il sound è travolgente e di conseguenza, molte delle mie foto mosse!!

A questo punto, un pasto veloce (la splendida porchetta di Orvieto) e si va al Teatro Mancinelli.

Ancora un doppio stage.

Lionel Loueke solo guitar e a seguire Bill Frisell & UJ Orchestra.

Loueke è un chitarrista originario del Benin, cresciuto tra Parigi ed America dove è passato per la Berklee e dove ha conosciuto e collaborato con diversi artisti, in particolare Herbie Hancock che lui ritiene il suo unico e vero mentore.

Il suo ultimo disco è infatti intitolato “HH” (che ovviamente sta per Herbie Hancock) che è un tributo e ringraziamento al suo maestro.

Il concerto, nonostante sia un “solo guitar”, vola via veloce.

Una tecnica incredibile.

Sonorità uniche…la voce che da ritmo e dimensione corale.

Qualcosa in lui mi ricorda Bobby McFerrin…

Davvero bravo…del resto Hancock lo ha definito “a musical painter”.

Un concerto bellissimo che si è poi ripetuto il giorno dopo al Museo Emilio Greco e che io sono andato a riascoltarmi e a fotografare di nuovo.

Lionel Loueke è davvero un uomo/orchestra dal sound unico. Davvero eccezionale.

Nel secondo stage si esibiva uno dei più’ grandi chitarristi Jazz della storia in una produzione esclusiva di Umbria Jazz: Bill Frisell.

Accanto a lui oltre l’orchestra, diretta da Michael Gibbs, un contrabbassista d’eccezione: Thomas Morgan.

Il progetto è ambizioso…gli interpreti eccezionali. Sicuramente una performance più’ “difficile”, non per tutti, per palati raffinati ma comunque di assoluto livello.

Il concerto finisce e arriva la notte… la mezzanotte.

E a mezzanotte circa, tutte le sere ci si sposta al Palazzo dei Sette.

Ad aspettarci George Cables Trio e Piero Odorici. E poi ancora Nick e Dado…

Suonano, scherzano si alternano sul palco.

E si aspetta l’anno nuovo. 

10,9,8,7,6,5,4,3,2,1 Auguri!

Speriamo il 2022 sia un anno migliore.

Speriamo si torni a vedere i sorrisi e non le mascherine.

Il ritorno di UJ a Terni è stato un successo: la città ha accolto con entusiasmo il lungo weekend di musica

I quattro giorni che hanno riportato la musica di UJ a Terni dopo l’interruzione causata dalla pandemia sono stati un successo: circa 1.200 paganti nei quattro concerti all’Anfiteatro Romano e grande afflusso nei club della città, praticamente sempre al completo per i lunch, dinner, aperitivi e dopo cena. 

Un successo che invita ad una riflessione sulla formula e sul periodo durante il quale tenere il festival a Terni, che negli ultimi anni si è svolto nel periodo primaverile. 

Riflessione che deve essere condotta in sintonia con tutte le componenti regionali e cittadine per far si che la presenza di UJ a Terni sia una grande opportunità culturale e di attrazione turistica.

Dal punto di vista musicale si è ascoltata ottima musica: dai sold out delle serate con protagonisti Rita Marcotulli, Dado Moroni, Sergio Cammariere, Danilo Rea, Fiorella Mannoia, alla classe di Monty Alexander, passando per i ritmi di El Comité, per concludere questa sera con Mauro Ottolini.

Nei club del Centro, che hanno animato le vie della città in questi quattro giorni, si sono esibiti: Accordi Disaccordi, trio di musica gipsy tra jazz e swing, il duo Francesca Tandoi, pianoforte e voce, e Stefano Senni, contrabbasso; il sestetto di Michael Supnick, che ripercorre i fasti della swing era, il progetto “Modalità Trio e Duet”, che ruota attorno alla figura di un personaggio carismatico del jazz italiano, Massimo Moriconi, con Nico Gori e Ellade Bandini (Modalità Trio) e la cantante Emilia Zamuner (Duet), il quartetto di Daniele Scannapieco, sassofonista ai vertici della scena italiana, il sestetto guidato dal trombonista e arrangiatore Roberto Rossi e dal sassofonista Piero Odorici, con ospite speciale il trombettista francese Stéphane Belmondo, il piano solo di Riccardo Biseo e Alessandro Bravo, quest’ultimo in duo anche con Angelo Lazzeri, il blues e soul di Angela Mosley

I Funk Off, infine, apprezzatissimi per la loro esibizione alla Cascata delle Marmore in uno scenario naturale unico.

Un ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita della manifestazione, alle Istituzioni, regionali e locali, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni per il supporto, a Radio Monte Carlo, media partner della manifestazione.

Il 2021 di Umbria Jazz si concluderà con UMBRIA JAZZ WINTER #29 a Orvieto in programma dal 29 dicembre 2021 al 2 gennaio 2022.

A Terni arriva Umbria Jazz Weekend dal 16 al 19 settembre

La pandemia ha impedito il regolare svolgimento delle ultime due edizioni di Umbria Jazz Spring, ma è stato fatto di tutto, in piena sintonia tra le Istituzioni e la Fondazione Umbria Jazz, e con il convinto sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, per confermare, quest’anno, l’appuntamento ternano. Pur con diverse (e inedite) date ed un altro titolo.
Ecco quindi Umbria Jazz Weekend in programma a Terni dal 16 al 19 settembre per riallacciare il filo di un evento che ormai fa parte stabilmente del “sistema” Umbria Jazz che ha trovato una consolidata articolazione territoriale nell’itinerario Terni-Perugia-Orvieto.
L’evento di fine estate sarà un episodio unico, perché dal prossimo anno si intende tornare alla consueta scadenza primaverile con Umbria Jazz Spring (14 -18 aprile).

LA FORMULA
Sono quattro giorni pieni di musica: 10 location, 62 eventi, 19 band e circa 90 musicisti sulla scena. Il clou del Festival è ambientato nell’Anfiteatro Romano, dove si svolgeranno i quattro spettacoli serali (ore 21) preceduti da altrettanti eventi al Baravai Stage (ore 19) nella medesima area archeologica.
Intensa è la programmazione nei locali, ben sei, che ospiteranno tutti i giorni concerti pomeridiani e serali. Infine, una location d’eccezione: la Cascata delle Marmore dove si esibiranno, domenica 19 settembre, ore 11.30, i Funk Off.
Si può ritrovare nella scelta delle location (l’Anfiteatro e le Cascate) un tema che fa parte del DNA di Umbria Jazz: la musica negli ambienti storici e naturali, coniugando il suono della contemporaneità e delle metropoli del Nuovo Mondo con i paesaggi più suggestivi e il patrimonio artistico di una regione carica di storia. Una apparente “contraddizione” che ha sempre prodotto forti suggestioni.
La programmazione in sei locali di diversa natura, ma identificabili tutti come luoghi di riferimento della socialità, di fatto mantiene una continuità con la vita culturale cittadina.

NELL’ANFITEATRO il pianoforte occupa un ruolo speciale con tre pianisti ai vertici della scena nazionale ed europea: dal duo Rita Marcotulli/ Dado Moroni si va al piano di Danilo Rea (con ospite speciale Fiorella Mannoia), fino alla star Monty Alexander, giamaicano di nascita e newyorkese di adozione che ha saputo coniugare i ritmi della sua terra con l’eredità di musicisti come Oscar Peterson. Pianista, oltre che cantante e songwriter, è anche Sergio Cammariere, alla guida di un ottimo quintetto jazz.
Si cambia registro e genere con due band di caratura internazionale, i cubani El Comité con i loro trascinanti ritmi caraibici, ed il gruppo funky di Ida Nielsen, bassista danese che ha fatto stabilmente parte degli ultimi progetti di Prince.
Infine, l’estro di Mauro Ottolini, uno dei musicisti più originali del jazz italiano, che con “Bix Factor” rende omaggio al leggendario Bix Beiderbecke, stella effimera quanto drammatica del jazz degli anni venti. Un genio che visse troppo poco.

NEL BARAVAI STAGE, ecco l’omaggio di Alessandro Bravo e Angelo Lazzeri alla formula pianoforte-chitarra declinata da Bill Evans; il blues e soul di Angela Mosley, che affonda le radici nelle tradizioni della sua città, Chicago; il nuovo progetto “La Bella Stagione” di Don Antonioalter ego di Antonio Gramentieri; il piano solo di Alessandro Bravo.

NEI CLUB le band ospiti sono: Accordi Disaccordi, trio di musica gipsy tra jazz e swing, un genere che rimanda alla figura di Django Reinhardt; l’elegante duo Francesca Tandoi, pianoforte e voce, e Stefano Senni, contrabbasso; il sestetto di Michael Supnick, che ripercorre i fasti della swing era non facendosi mancare neppure una coppia di ballerini; il progetto “Modalità Trio e Duet”, che ruota attorno alla figura di un personaggio carismatico del jazz italiano, Massimo Moriconi, con Nico Gori e Ellade Bandini (Modalità Trio) e la cantante Emilia Zamuner (Duet); il quartetto di Daniele Scannapieco, sassofonista ai vertici della scena italiana, con alle spalle una lunga carriera cominciata negli High Five al fianco di Fabrizio Bosso, e con Mario Biondi; il sestetto guidato dal trombonista e arrangiatore Roberto Rossi e dal sassofonista Piero Odorici, con ospite speciale il trombettista francese Stéphane Belmondo e il pianista Riccardo Biseo, talento multiforme che lo ha portato a percorrere anche strade diverse, dal cinema alla televisione e al teatro, fino alla commedia musicale e alla canzone d’autore.

Funk Off, che ormai sono una sorta di cartolina illustrata di Umbria Jazz, presenti a tutte o quasi le edizioni, accoglieranno il pubblico alle CASCATE DELLE MARMORE in una atmosfera festaiola nel rispetto della tradizione della marching band, un pezzo di storia del jazz che la band toscana reinterpreta in chiave moderna.

Radio Monte Carlo è la radio ufficiale di Umbria Jazz Weekend.

Il 2021 di Umbria Jazz si concluderà con Umbria Jazz Winter #29 a Orvieto in programma dal 29 dicembre al 2 gennaio 2022.

Maggiori info al seguente link:

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La Musica e la Natura | TWO FOR TREE AND ORCHESTRA con PAOLO FRESU, DANIELE DI BONAVENTURA e L’ORCHESTRA DA CAMERA DI PERUGIA

19 LUGLIO – Chiostro del Rettorato dell’Università degli Studi di Perugia, Palazzo Murena

ore 20,30

 

“Two for Tree and Orchestra” è un evento a dir poco straordinario con Paolo Fresu (tromba, flicorno, effetti), Daniele di Bonaventura (bandoneon) e l’Orchestra da Camera di Perugia.

Titolo suggestivo per un concerto emozionante, in linea con gli impegni e le azioni intraprese da Umbria Jazz a sostegno di politiche e comportamenti improntati alla sostenibilità ambientale.

Two for Tree and Orchestra, ovvero due grandi musicisti come Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura, particolarmente sensibili ai temi ambientali; un albero, che è il grande cedro del Chiostro del Rettorato dell’Università, caro a generazioni di studenti; l’Orchestra da Camera di Perugia, che con i due jazzmen ha già collaborato in progetti molto riusciti (per esempio, Altissima Luce, rilettura del Laudario di Cortona).

È un concerto davvero atipico, con i due musicisti che suonano seduti sui rami del cedro e l’orchestra disposta attorno al tronco, in una inedita, notturna interazione tra tromba, bandoneon e stormir di fronde. I suoni creati dagli uomini che interloquiscono e si confondono con quelli provocati dalla “logica” e dalla creatività della natura. Al di là del fatto puramente musicale, resta il senso di una visione dell’arte, e della musica in particolare, che non può e non vuole essere slegata dal grande respiro degli organismi viventi del Pianeta Terra. A partire dagli alberi, cui tutti dobbiamo molto della nostra qualità della vita e dell’aria che respiriamo, eppure sempre più da noi stessi minacciati e in pericolo. Two for Tree and Orchestra vuole essere buona musica non meno che un forte richiamo alla responsabilità, che tutti dobbiamo condividere, di amare e tutelare i nostri alberi. Un amore in se’ ed una metafora del rispetto dovuto all’ambiente. Continua a leggere

Il manifesto ufficiale degli eventi dell’estate 2020 di Umbria Jazz

LIFE LIKE JAZZ

di Martina Cinefra, Giuseppe Gullà

“L’ispirazione proviene dalla citazione di George Gershwin “la vita somiglia molto al jazz: è meglio quando si improvvisa”, il cui senso può essere riassunto in “LIFE LIKE JAZZ”. L’ improvvisazione può essere associata ad un’azione svolta senza pensarci, senza freni inibitori e questo comportamento ricorda il modo d’agire e di esprimersi dei bambini, soprattutto quando disegnano o colorano. L’Albero della Vita rappresenta l’Umbria, soprannominata “polmone verde”, e il dinamismo che caratterizza la musica, in particolare il jazz, e la vita stessa. La sua colorazione segue proprio la “tecnica” che utilizzerebbe un bambino.”

L’immagine è stata scelta attraverso il workshop.concorso a distanza “UMBRIA JAZZ SMART DESIGN” organizzato dall’Università degli Studi di Perugia, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, Corso di Laurea in Design, e Fondazione di partecipazione Umbria Jazz, al quale hanno partecipato 60 studenti.

Umbria Jazz 21: conferme e novità. Wynton Marsalis & JALCO, Veronica Swift, Stefano Bollani e Chick Corea.

Tre conferme e una novità rispetto all’edizione 2020 purtroppo cancellata: sono riprogrammati al 2021 i concerti di Wynton Marsalis con la JALCO, e Veronica Swift con il trio di Emmet Cohen, il 9 luglio, e Stefano Bollani, in un  doppio set il 10 luglio con Chick Corea,. Veronica Swift è una giovane cantante in grande ascesa nell’affollato e competitivo scenario della vocalità jazz. Ha esordito a Umbria Jazz nel 2010 nella dimensione più accogliente ed esclusiva del club, e adesso conquista il ben più impegnativo palcoscenico dell’Arena Santa Giuliana aprendo con il suo trio per Wynton Marsalis e l’Orchestra del Jazz at Lincoln Center, una delle più prestigiose istituzioni culturali americane, dove peraltro aveva esordito a undici anni nella serie Women in Jazz.

Stefano Bollani torna a Umbria Jazz in una serata che vede protagonista um altro grande del pianoforte: Chick Corea, con Carlitos Del Puerto al basso e Marcus Gilmore alla batteria, che rappresentarono la spina dorsale ritmica del suo acclamato gruppo The Vigil.

Photogallery Umbria Jazz Winter 2019 : lo sguardo sugli artisti di Max Radicchi

Fotogallery: Max Radicchi

Cinque giorni di musica da mezzogiorno alle ore piccole, novanta eventi, sette location nel centro storico di Orvieto, trenta band, più di centocinquanta musicisti, una rappresentanza di altissimo livello del jazz italiano.

Sono questi i numeri dell’Edizione Umbria Jazz Winter 2019 tenutasi ad Orvieto, come ogni anno, dal 28 dicembre al  1 gennaio 2020.

Tantissimi i concerti da ascoltare e da seguire fotograficamente, in diverse location del Festival come il Teatro Mancinelli, Il palazzo del popolo, il Duomo di Orvieto, Palazzo dei Sette e la sala del Ristorante San Francesco che hanno ospitato, da mezzogiorno a oltre mezzanotte, tutti i concerti del Festival stesso.

Quasi tutti gli artisti, inoltre, sono residenti , e questo ha reso possibile poterli ascoltare quindi più volte durante i cinque giorni di festival, ed alcuni sono proposti in formazioni e progetti diversi.

Di seguito, un altro “Sguardo” fotografico sugli Artisti presenti nell’ultima Edizione 2019 di Umbria Jazz Winter da parte del nuovo Redattore Fotografia di Around Eventi: Max Radicchi.

BENVENUTO !!!

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Photogallery: Gli artisti di Umbria Jazz Winter 2019 fotografati da Vittorio Santi

di Vittorio Santi

Un’altra grande Edizione quella di Umbria Jazz Winter 2019 che ha visto la perfetta unione di elementi quali musica, ospitalità, arte, storia e buona cucina in quella che, anno dopo anno, si conferma sempre di più come una delle città più importanti della musica jazz in Italia.

Nei cinque giorni in cui si è svolto il Festival gli appuntamenti in cartellone ( novanta eventi, sette location, trenta band, più di centocinquanta musicisti), hanno richiamato tantissimi appassionati, che sono affluiti al Teatro Mancinelli, al Palazzo del Popolo e al Museo Greco, realizzando quasi sempre il tutto esaurito con circa 200mila € di incasso e 8.000 biglietti. Notevoli ugualmente i numeri del Palazzo dei Sette e del ristorante del festival, con più di 5.000 presenze.

Tantissimi gli eventi musicali e gli artisti invitati in tale Edizione.

Ecco qui una carrellata di foto dei vari concerti che si sono tenuti dal 28 dicembre al 1 gennaio 2020, scattate dal nostro Redattore Fotografia Vittorio Santi.

Appuntamento alla prossima edizione di Umbria Jazz Spring 2020 a Terni dal 10 al 13 aprile  2020

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A Orvieto dal 28 dicembre al 1 gennaio Umbria Jazz Winter #27

Cinque giorni di musica da mezzogiorno alle ore piccole, novanta eventi, sette location nel centro storico di Orvieto, trenta band, più di centocinquanta musicisti, una rappresentanza di altissimo livello del jazz italiano.

I numeri dicono molto, di Umbria Jazz Winter in programma dal 28 dicembre al primo gennaio, ma non abbastanza.

Due sono i tratti identitari della manifestazione orvietana presenti anche quest’anno come in tutte le precedenti ventisei edizioni.

Il primo. Musica di generi diversi ma sempre di alto livello. La proposta artistica del festival non ha mai deviato dalla ricerca della qualità, spesso coniugata con formule originali e con la presenza di musicisti emergenti sulla scena italiana e internazionale.

Il secondo. Musica diffusa nel tempo e nello spazio, ambientata in alcuni dei luoghi più belli e importanti del centro storico, in una ideale simbiosi di arte, cultura, qualità della vita. Poche città come Orvieto, frutto di una complessa e affascinante stratificazione di tremila anni di storia, si prestano così bene a questa operazione, che si traduce nella formula che ha fatto di Umbria Jazz una manifestazione dal fascino unico.

Musicalmente, Umbria Jazz Winter cerca di tenere insieme due diversi caratteri, solo apparentemente antitetici ma che, al contrario, riescono a intrecciarsi tra loro con il risultato di dar vita a un prodotto inimitabile. Da un lato, UJW è un festival che si rivolge a un pubblico esperto, curioso, interessato a fruire di una musica che richiede impegno e attenzione. Dall’altro, l’atmosfera festaiola che contraddistingue il periodo di Capodanno comporta anche una colonna sonora divertente, adatta a tutti, magari ideale per fare da sfondo a occasioni conviviali. In Umbria Jazz Winter cultura, turismo, arte del buon vivere si sommano e si con-fondono.

Quasi tutti gli artisti, inoltre, sono residenti e si possono ascoltare quindi più volte durante i cinque giorni di festival, ed alcuni sono proposti in formazioni e progetti diversi.

La formula del festival è ormai ben nota ai suoi più assidui frequentatori ed è restata praticamente immutata negli anni per il semplice fatto che ha dimostrato di funzionare.

Descriverla equivale a raccontare il “percorso” della musica lungo le diverse location del centro storico e nel trascorrere della giornata.

Il Teatro Mancinelli è la sede dei concerti in prima serata, quello che si potrebbe definire il main stage; il museo Emilio Greco ospita i concerti di mezzogiorno, in un ambiente raccolto e raffinato per le proposte più intriganti; le sale del Palazzo del Capitano del Popolo, tra cui la Sala Etrusca dedicata ai pianisti, sono gli spazi pomeridiani; musica non stop, da mezzogiorno a notte fonda, al Palazzo dei Sette, dove jazz ed enogastronomia, un’altra eccellenza dell’Umbria, trovano una accattivante simbiosi. Ancora al Palazzo dei Sette, per chi vuole far tardi non c’è niente di meglio delle jam session che sono uno dei riti più identitari del jazz fin dalle sue origini. Si comincia intorno a mezzanotte con la house band e si prosegue finché si ha voglia. Jazz lunch e jazz dinner, infine, al San Francesco. Come sempre, ci sono i Funk Off a sfilare per le vie del centro della Città della Rupe. In questo caso, la location è la città stessa.

Restano centrali i due momenti che da sempre caratterizzano il festival.

Il primo è il concerto gospel che segue la Messa di Capodanno il pomeriggio nel Duomo. I canti religiosi della tradizione afroamericana sono una presenza fissa dei programmi del festival.

Il secondo è la notte che saluta l’arrivo del nuovo anno con i Gran Cenoni di Capodanno e i concerti prima e dopo lo scoccare della mezzanotte.

Orvieto e Umbria Jazz attendono il popolo del jazz con l’obiettivo di confermarsi evento che si colloca al centro della vita culturale e della attrattività turistica del prossimo inverno.

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