Monthly Archives: agosto 2023

ETHNOS: FESTIVAL INTERNAZIONALE della MUSICA ETNICA XXVIII edizione

ETHNOS

Festival Internazionale della Musica Etnica

XXVIII edizione – dal 7 settembre all’1 ottobre 2023

Direzione artistica Gigi Di Luca

www.festivalethnos.it

Le musiche del mondo in scena alle pendici del Vesuvio per il festival Ethnos. Dal 7 Settembre all’1 Ottobre 2023 in 6 comuni della costa vesuviana – Ercolano, Napoli, Portici, San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata e Torre del Greco – si terrà la XXVIII edizione del festival internazionale della world music ideato e diretto da Gigi Di Luca.

Anche quest’anno sono attesi grandi nomi della musica etnica, nuove realtà e musicisti fprovenienti da 12 diversi paesi, per una grande festa dell’incontro, della contaminazione e dell’accoglienza. In programma, inoltre, workshop, appuntamenti tematici dedicati alla danza e al teatro e le finali del concorso Ethnos GenerAzioni, rivolto agli artisti under 35.

L’edizione 2023 di Ethnos porterà nelle ville del Miglio d’Oro e nei siti storici dell’area vesuviana suoni, culture, tradizioni e mondi in parte sconosciuti, conducendo gli spettatori in un viaggio nei vari continenti. Nell’arco di tutto il mese di settembre si alterneranno sul palco itinerante del festival artisti provenienti dall’Angola, Brasile, Costa d’Avorio, Francia, Grecia, India, Iran, Marocco, Mongolia, Senegal e Spagna, oltre che da varie regioni d’Italia

Tra i protagonisti di questa edizione – che sarà inaugurata a  Villa Vannucchi a San Giorgio a Cremano dal gruppo multietnico Ayom, il cui nome nella mitologia Candomblè rappresenta il Signore della Musica – ci saranno: il pianista e compositore francese di origine martinicana Chassol, la nuova star dell’afro-pop Dobet Gnahoré, cantante e ballerina ivoriana vincitrice di un Grammy Award, il senegalese Seckou Keita, uno dei più importanti suonatori di kora al mondo, Amrat Hussain Brothers Trio dal Rajasthan, Epi (al secolo Enkhjargal Dandarvaanchig) musicista e cantante originario Ulan Bator, ambasciatore musicale della Mongolia, la cantante e polistrumentista brasiliana Bia Ferreira, militante antirazzista e sostenitrice della comunità LGBTQIA+. E ancora, Bab L’Bluz, band franco-marocchina che fonde musica tradizionale Gnawa e Hassani con il rock e il blues, Ana Crismán la prima musicista al mondo che interpreta e compone il flamenco con l’arpa, la cantautrice e polistrumentista pugliese Rachele Andrioli e il progetto “Songs of Hope” con l’ambasciatore della musica persiana e vincitore di un Grammy Award, Kayhan Kalhor insieme al virtuoso del setar Kiva Tabassian e Behnam Samani al tombak.

Tre i progetti speciali di questa edizione: il recital di Pamela Villoresi Della Profetessa e di Spartaco” con Massimo De Matteo e le musiche dal vivo di Mimmo MaglionicoRoberto Trenca e Gabriele Borrelli, per la regia di Gigi Di Luca, la produzione originale La Banda del Sud, che mette insieme in una grande orchestra di musica popolare, diretta da Mario Crispi10 talenti selezionati dalle 6 regioni del Sud Italia e lo spettacolo site specific “Il Canto delle Mani” con le coreografie di Gabriella Stazio sulle musiche del gruppo operaio ‘E Zezi.

«Il legame tra Ethnos e il suo territorio è un legame forte, che si rinnova da 28 anni attraverso un progetto culturale che tocca diversi luoghi e città e che ha intercettato quel bisogno di conoscenza delle altre culture, del diverso, prima ancora che le migrazioni arrivassero a noi» dichiara il direttore artistico Gigi Di Luca.

«Ethnos ha sempre abbinato la bellezza dei luoghi storici ai contenuti contemporanei, talvolta dolorosi, di storie e musiche provenienti da territori lontani, oppressi e sfruttati. Il mondo è mutato e con esso il modo di vivere ed informarsi ma il nostro modo di esplorarlo e raccontarlo è ancora lo stesso.  La musica di Ethnos parla di diritti umani, di libertà, di lotta al razzismo, di contaminazioni e di fusioni di linguaggi. Parla di creatività e ricerca, ma soprattutto parla e vuole continuare a parlare di pace e di bellezza».

Grazie alla programmazione di numerose attività tese all’incontro e alla comunione tra i popoli e i diversi linguaggi, Ethnos si propone di creare un ponte tra la memoria del passato e la visione del futuro, tra la tradizione e la contemporaneità con uno sguardo attento alle problematiche delle migrazioni, delle integrazioni e del Mediterraneo.

Nato nel 1995 con l’intento di recuperare le arcaiche tradizioni dell’area vesuviana, nel corso degli anni il festival ha allargato il suo raggio di azione diventando uno dei maggiori osservatori di musica etnica e world music d’Italia.

La XXVIII edizione del festival Ethnos è organizzata da La Bazzarra e finanziata dalla Regione Campania attraverso Scabec e dal Ministero della Cultura, con il sostegno dei comuni di Ercolano, Portici, San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata e Torre del Greco, il contributo della Banca di Credito Popolare e con la collaborazione della Fondazione Ente Ville Vesuviane e del Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.

I biglietti – dal costo simbolico di 5 euro, ad eccezione dello spettacolo “Songs of Hope”che ha un costo di 10 euro – saranno disponibili a partire da venerdì 1 settembre sul circuito Azzurro Service e presso il botteghino allestito nelle varie location che ospiteranno i concerti. Info prevendita: tel. 081 5934001 – www.azzurroservice.net.

Per informazioni e contatti: Tel. 3287232399 – info@labazzarra.com Social: www.facebook.com/EthnosFestival – www.instagram.com/ethnosfestival

Continua a leggere

Recensione : Massimo Ranieri “Tutti i sogni ancora in volo” Teatro Grande di Pompei

Foto di SpectraFoto (http://www.spectrafoto.com)

Martedì 1º Agosto presso il Teatro Grande di Pompei, sito archeologico di grande interesse Storico, e dunque luogo deputato alla Cultura ha fatto da scenografia al tour di Massimo Ranieri “Tutti i sogni ancora in volo”.

Chi meglio di Massimo Ranieri, Figlio di questa terra, poteva calcare suddetto palco con grande disinvoltura senza sentirne il peso che tale luogo trametteva.

In 120 minuti e forse più da tutto sé stesso senza soste, accompagna il pubblico, ordinato e attento, attraverso aneddoti e vita vissuta, facendolo entrare dalla porta principale e il pubblico con educazione capendo di avere un grande privilegio, lo affianca, lo incita partecipando in punta di piedi ai piccoli episodi che Massimo elargisce.

Da quando scelse il nome d’arte di Gianni Rock…, confessa che in tanti anni di carriera non ha mia cantato una canzone rock, neanche “sotto la doccia”.

Si racconta con estrema semplicità, come si fa tra amici la “doppia vita” Giovanni Calone e Massimo Ranieri, l’uno talvolta diverso dall’altro ma mai dissociati.

 Racconta di quando era ragazzo e viveva a Santa Lucia e dalla sua casa vedeva il mare. Mare che ora non si vedeva più perché l’urbanizzazione selvaggia ne aveva occultato la vista, e inevitabilmente associa il mare a Pino, prematuramente scomparso,  l’arena è in un silenzio quasi religioso quando ne pronuncia il nome, alzando la testa guardando il  cielo, dove tra le poche nuvole splende una rotonda luna che illumina la scena, il pubblico sente l’emozione e dagli spalti scende un accorato applauso per smorzare il nodo di tristezza che si era formato nella gola di tutti i presenti.

Lo spettacolo non è un semplice e anonimo spettacolo musicale. Massimo, canta, balla, recita nulla è scontato ogni canzone ha la sua coreografia, uno show nello show.

Ringrazia il pubblico per il “coraggio” che ha avuto a lasciare divano e telecomando, per fare a meno di guardare l’ennesima serie tv, per riprendersi quella che può sembrare una cosa “straordinaria” che invece è “normalità” uscire di casa e partecipare alla vita sociale e culturale della propria città.

Forse per capirne appieno il senso di questo spettacolo bisognerebbe iniziare dalla fine, quando verso la conclusione racconta i suoi dubbi, le sue perplessità legate anche all’età. Racconta con ironia i vari “incidenti che gli sono capitati durante la sua vita artistica, fratture varie, slogature e strappi muscolari, ma rassicura che mai scenderà dal palco a costo di farsi “imbalsamare” mentre canta! Chiude la breve interlocuzione che ha con il pubblico, affermando che “le cellule possono pure invecchiare, ma i sogni no!” Immediatamente parte “Perdere l’amore” e l’applauso del pubblico a suggellare tale indissolubile legame che ha con Massimo.

Tra le tante bellissime canzoni, spicca con discrezione, “L’istrione”. In origine venivano chiamati istrioni gli attori etruschi giunti a Roma che, non parlando il latino, si limitavano a rappresentare spettacoli di danza, e musica; in seguito furono così chiamati dai romani tutti gli attori, dalla tragedia alla commedia.

Ebbene Massimo Ranieri è un vero istrione (Non è per vanità Quel che valgo lo so e ad essere sincero Solo un vero istrione è grande come me Ed io ne sono fiero…) nella sua eccezione più alta, è un vero genio, un grande Artista come pochi sa tenere il palco, è lui che comanda facendo si che il pubblico venga coinvolto dal principio alla fine.

Non poteva mancare i bis, dopo tante bellissime canzoni rende omaggio alla sua tanta amata terra con due canzoni così distanti ma così vicine degli anni cinquanta: “Tu vuo fa l’americano” (1956) e “Anema e Core” (1950)

Tutti ma proprio tutti attendiamo Massimo ancora tra noi per festeggiarlo ancora e ancora senza che l’amore scemi con il passare del tempo. Grazie Massimo!

Credits: Si ringrazia ANNI60 PRODUZIONI  per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.

SETLIST:

Vent’anni

Lasciami dove ti pare

La voce del silenzio

Ti penso

Dopo il deserto

Se bruciasse la città

Tutte le mie leggerezze

Canzone con le ruote

Mi troverai

Rose Rosse

Pigliate na’ pastiglia

Quando l’amore

Lettera di la dal mare

Erba di casa mia

Asini

Mia ragione

Vestaglia

Questo io sono

L’istrione

Di me di te

Perdere l’amore

Bis:

Tu vuo fa l’americano

Anema e Core